Laurea Magistrale in Storia dell'Arte - Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS)

Il contesto come valore aggiunto

Esercizi di metodo nelle terre devastate dal sisma, fra Umbria e Marche


Walter Benjamin (1936) aveva teorizzato che con la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte questa sarebbe scesa dal suo piedistallo, sarebbe uscita dal chiuso di una percezione elitaria, per divenire “fuori dall’aura” patrimonio democraticamente condiviso, dove la differenza tra originale e multiplo non sarebbe più stata rilevante. La proliferazione diluviale di immagini di opere d’arte, immediatamente attingibili sul web, sta mutando i nostri comportamenti e rischia però di indurre una sorta di anestetizzazione di massa, dove si smarriscono il valore dell’esperienza diretta e la comprensione della specificità dell’opera d’arte, come prodotto unico e irripetibile di una determinata congiuntura storica e geografica, di una precisa costellazione culturale.

Il ruolo della storia dell’arte è oggi più che mai quello di educare tali comportamenti, di aiutare a recuperare l’etimo delle opere d’arte, quel senso che risiede nella ricontestualizzazione almeno mentale nello scenario – materiale, visivo, spaziale, funzionale, spirituale, ideologico – che le ha generate. Questo recupero di senso può allora configurarsi come un risarcimento dell’“aura” infranta nell’era della riproducibilità esponenziale delle opere d’arte. Un’“aura” intesa non come isolamento romantico, come una campana di vetro, ma al contrario come consapevolezza della  specificità irripetibile dell’opera, come reimmersione in quella polifonia, fuori dalla quale l’opera è atona. L’obiettivo deve essere quello di ‘sporcarla’ nello scenario frastagliato e accidentale, per noi spesso ricostruibile solo a posteriori, interrogando i manufatti e i documenti, in cui assumeva senso e ancora può assumere un altro valore, quello per cui è stata creata.

Gli studi degli ultimi decenni tendono a ricostruire i contesti perduti o manomessi, a risalire dall’opera smembrata e musealizzata al contesto originale. Anche nella museografia si parla sempre più di tentare la restituzione dei contesti, laddove questi sopravvivano e siano ancora leggibili ed apprezzabili.

La ferita immane inferta dal sisma che ha colpito nel 2016 il centro Italia e in particolare una vasta plaga fra Umbria e Marche, fra valle del Nera e valle del Chienti, aiuta a riflettere sull’importanza di preservare i contesti monumentali originali e almeno con gli studi riportare idealmente le opere d’arte nei loro luoghi. Tanto più nel momento in cui, di fronte ad eventi così traumatici, rischiamo di perdere tali contesti monumentali per sempre.

Il scelta di questo tema vuole essere anche una testimonianza civile, in soccorso alle zone colpite. E al contempo offrire degli esempi di studio applicati ad una regione assai interessante, in quanto zona di frontiera fra tradizioni diverse, là dove le due Italie di cui parlava Ferdinand Braudel, l’Italia tirrenica e l’Italia adriatica, si confrontano e si meticciano.

I casi affrontati spazieranno dal secolo XII al secolo XV e mireranno ad illustrare la specificità di una produzione figurativa, in rapporto alla cultura di quei luoghi, che nel medioevo avevano come ‘capitale’ Spoleto, già centro di uno dei due ducati della Langobardia minor. Sullo sfondo emergerà il ruolo svolto comunque dai centri di irradiazione di cultura innovativa, come la basilica di Assisi verso l’anno 1300, ovvero la capillare penetrazione della cultura internazionale circa l’anno 1400, ovvero l’attrazione irresistibile verso Firenze e poi verso Padova nel corso del Quattrocento. La dialettica fra centro e periferia, fra registri alti e bassi, sarà dunque una delle problematiche affrontate attraverso l’indagine di realtà molto particolari, da cui si possono trarre esempi di metodo validi in tante altre situazioni.

Il corso sarà coronato da un viaggio di studio a Spoleto e nelle Marche, in occasione anche della mostra Capolavori del Trecento umbro. Dall'esperienza giottesca di Assisi alla scuola del ducato di Spoleto, che avrà luogo nella primavera del 2018 a Spoleto, Trevi e Montefalco.

 

Argomenti delle lezioni

 

  1. Il sisma del 2016: quale futuro per il patrimonio diffuso? (2/3)
  2. Il contesto come valore aggiunto: alcuni esempi (5/3)
  3. L’organizzazione degli spazi ecclesiali e gli arredi: croci, tramezzi, ‘trasanne’, travi, cibori (6/3)
  4. Tavole dipinte e sculture policrome: forma e funzione in un genere specifico dell’Umbria alla sinistra del Tevere (8/3)
  5. Il Planctus e la Depositio Christi: fra laude, gruppi scultorei e affreschi (12/3)
  6. “Ad excitandum devotionem”: le immagini al servizio della fede. (13/3)
  7. Lo spazio delle monache: il modello di Santa Chiara ad Assisi (15/3)
  8. Affreschi in situ, esercizi di lettura, a partire dal cappellone di San Nicola a Tolentino (19/3)
  9. Un caso esemplare nel ducato spoletino: parabola del Maestro di Cesi (20/3)
  10. Irradiazione della cultura di Assisi anno 1300 (22/3)
  11. Italia tirrenica e Italia adriatica: problemi maggiori di geografia artistica (26/3)
  12. La propagazione della cultura veneziana lungo l’Adriatico, l’esportazione delle tavole dipinte e delle sculture lignee (27/3)
  13. La penetrazione contrastata dei modelli internazionali verso il 1400, il polittico di Valleromita e palazzo Trinci a Foligno (5/4)
  14. Origini di Gentile da Fabriano e dei Salimbeni (9/4)
  15. Arcangelo di Cola da Camerino a Firenze (1420), Pietro di Domenico da Montepulciano a Napoli (1420), Nicola di Ulisse da Siena a Norcia (1442) (10/4)
  16. Giovanni Angelo di Antonio e Giovanni di Piermatteo Boccati, pittori di Camerino in viaggio tra Firenze e Padova, Roma e Perugia. (12/4)
  17. Radici appenniniche di Piero della Francesca: non solo Urbino. (16/4)
  18. Le corti e gli eremi, i mercanti e i migranti: divagazioni intorno a Foligno, Norcia, Camerino, Fabriano e Urbino (17/4)

 


Bibliografia di riferimento:

 

 

SPOLETO E LA VALNERINA

 

Roberto Longhi, La pittura umbra della prima metà del Trecento nelle dispense redatte da Mina Gregori del corso 1953-54, in ‘Paragone Arte’, XXIV, 1973, 281-283.

Roberto Longhi, Un dossale italiano a St.Jean-cap-Ferrat, in “Paragone”, XII, 1961, 141, pp.11-19.

Millard Meiss, Refelctions of Assisi: a Tabernacle and the Cesi Master, in Scritti di storia dell’arte in onore di Mario Salmi, Roma 1962, II, pp.79-114

Bruno Toscano, La fortuna della pittura umbra e il silenzio sui primitivi, in ‘Paragone Arte’, XVII, 1966, 193, pp. 3-32

Giovanni Previtali, Due lezioni sulla scultura umbra del Trecento. L’Umbria alla sinistra del Tevere, in ‘Prospettiva’, 1984, pp. 30-35, ried. in Id., Studi sulla scultura gotica in Italia, Torino 1991, pp. 70-82.

Giovanni Previtali, Tra Spoleto e L’Aquila: il Maestro della Madonna del Duomo di Spoleto e quello del Crocifisso di Visso, in ‘Prospettiva’, 1986, pp. 9-15, ried. in Id., Studi sulla scultura gotica in Italia, Torino 1991, pp. 76-80.

Arte in Valnerina e nello Spoletino. Emergenza e tutela permanente, catalogo della mostra di Spoleto, Roma 1983.

Romano Cordella, Un sodalizio tra Bartolomeo di Tommaso, Nicola da Siena, Andrea Delitio, in ‘Paragone’, XXXVIII, 1987, 451, pp. 89-122.

Romano Cordella, Nuovi dati su alcuni pittori della Valnerina nel secondo ‘400 in Dall’Albornoz all’età dei Borgia. Questioni di cultura figurativa nell’Umbria meridionale, atti del convegno (Amelia 1987), Todi, Ediart, 1990, pp. 207-247.

Alessandro Delpriori, La scuola di Spoleto: immagini dipinte e scolpite tra Valle Umbra e Valnerina, Perugia, Quattroemme, 2015.

 

 

FABRIANO

 

Andrea De Marchi, Gentile da Fabriano. Un viaggio nella pittura italiana alla fine del gotico, Milano, Federico Motta Editore, 1992.

Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, catalogo della mostra di Fabriano a cura di L. Laureati e L. Mochi Onori, Milano, Electa, 2006.

Andrea De Marchi, Gentile e la sua bottega, in Gentile da Fabriano. Studi e ricerche, a cura di A. De Marchi, L. Laureati, L. Mochi Onori, Milano, Electa, 2006,pp. 9-53.

Nuovi studi sulla pittura tardogotica. Intorno a Gentile da Fabriano, atti del convegno di Fabriano (31 maggio 2006) a cura di A. De Marchi, Livorno, Sillabe, 2007.

 

 

CAMERINO

 

Il Quattrocento a Camerino. Luce e prospettiva nel cuore della Marca, catalogo della mostra, a cura di A. De Marchi e M. Giannatiempo López, Milano, Federico Motta Editore, 2002.

Pittori a Camerino nel Quattrocento, a cura di A. De Marchi, Milano, Federico Motta Editore, 2002.

Matteo Mazzalupi, Giovanni Angelo d’Antonio 1452: un punto fermo per la pittura rinascimentale a Camerino, in ‘Nuovi studi. Rivista di arte antica e moderna’, VIII, 2003, 10, pp. 25-32

Matteo Mazzalupi, Il beato Tommaso da Tolentino, un polittico disperso e la cronologia di Boccati, in ‘Nuovi studi. Rivista di arte antica e moderna’, IX-X, 2004-2005, 11, pp. 27-37.

Matteo Mazzalupi, Novità sui viaggi dei pittori camerinesi, tra Padova e Roma, in “Nuovi studi. Rivista di arte antica e moderna”, XIX, 2014, 20, pp. 5-18.

 

 

CULTURA ADRIATICA

 

Andrea De Marchi, Centralità di Padova: alcuni esempi di interferenza tra scultura e pittura nell’area adriatica alla metà del Quattrocento, in Quattrocento adriatico. Fifteenth-Century Art of the Adriatic Rim (Villa Spelman Colloquia, 5), atti del convegno di Villa Spelman (Firenze 1994) a cura di Ch.Dempsey, Bologna, Nuova Alpha, 1996, pp.57-79.

Andrea De Marchi – Tiziana Franco, Il gotico internazionale. Da Nicolò di Pietro a Michele Giambono, in Pittura veneta nelle Marche, a cura di V. Curzi, Verona, pp. 52-85.

Pittori ad Ancona nel Quattrocento, a cura di A. De Marchi, M. Mazzalupi, Milano, Federico Motta Editore, 2008.

 

 

POST-EMERGENZA SISMA

 

Il Patrimonio artistico in Italia centrale dopo il sisma del 2016, “Predella”, n. 12, 2016 – numero speciale, Edizioni ETS.

Alessandro Delpriori, The earthquake in Amatrice, Norcia and Marche: a cultural emergency, in “The Burlington Magazine”, CLIX, 2017, 1368, p. 183.


Anno accademico: 2017-2018