Interventi riportati dal forum "CodingAtSchool"
3. I post per gli studenti del CdL in Scienze dell'Educazione e della Formazione #L19
andreas-formiconi10/3/2020 11:46
Contrassegnerò nel titolo con l'hashtag #L19 i post per gli studenti che seguono un percorso con me nell'insegnamento di informatica del CdL triennale in Scienze dell'Educazione e della Formazione.
Poiché questi percorsi sono basati su attività concrete, le disposizioni relative al blocco delle attività didattiche in presenza ci constringono a inventarci qualcosa. Intanto, nei prossimi giorni, provvederò a fornirvi dei materiali da leggere e, ove sensato, dei video da seguire, nella speranza che dopo il 3 aprile si possa poi fare qualcosa di concreto.
Come primo passo vi chiedo di scrivere qui
quali sono le vostre eventuali esperienze pregresse sui temi dei progetti che avete scelto
i contesti professionali in cui volete o vorreste applicareciò che potrete imparare da queste attività
eventualmente, che cosa vorreste imparare
altre cose che vi sembri opportuno condividere
Tutto ciò serve ad avviare un dialogo e aiuta me nel cercare di darvi qualcosa di minimamente utile.
Il fatto di usare un forum condiviso fa già parte dell'insegnamento implicito di informatica e del suo impiego in contesti online.
AngelicaDiBiase 11/3/2020 9:04
Buongiorno, io ho scelto il progetto n. 3: "Programmare il computer per apprendere".
Non ho particolari esperienze pregresse se non quelle di osservazione, e talvolta di partecipazione, ad attività svolte in classe al Liceo insieme a due ragazzi per i quali Tablet o computer venivano utilizzati come strumenti in alternativa a quelli della lezione curricolare.
Avendo scelto di occuparmi di educazione per gli adulti ed avendo svolto il tirocinio presso una Casa Circondariale, mi piacerebbe capire se fosse possibile creare un circuito protetto accessibile anche in un ambiente come questo in cui, necessariamente, i contatti con l'esterno, e quindi anche la connessione internet, sono limitati. Considerando che ci sono gruppi che frequentano la scuola sarebbe interessante capire se ci fosse, ad esempio, la possibilità di utilizzare un computer per svolgere ricerche e compiti assegnati in classe dall'insegnante; oppure a scopo ricreativo ma pur sempre con obbiettivo di apprendimento.
andreas-formiconi 11/03/2020 19:42
Ecco vedi, già questo primo feedback ci proietta da tutta un'altra parte, rispetto a quello che immaginavo. Anch'io ho lavorato presso una casa circondariale: svolgevo i corsi di informatica per le lauree sanitarie, dalle triennali a medicina, circa fra il 2005 e il 2010. Ci ho passato diverso tempo. Fra i svariati shock cognitivi e emotivi ci fu quello che non era permesso usare nulla, assolutamente nulla. Fui pesantemente redarguito da una guardia in proposito, che mi disse che non avevo capito nulla del "pianeta carcere", In quell'occasione imparai anche che quando sei lì dentro puoi essere chi vuoi, non conti più nulla. Avevo preparato un CD dove avevo trasferito tutte le risorse utili per il corso. Me lo buttarono via.
Vero è che si trattava di un regime in massima sicurezza - 42 bis - ma è interessante confrontare con la tua esperienza. Nella tua esperienza, si è trattato di un istituto con regole più morbide? Forse nel frattempo sono cambiate per tutti? Oppure siamo allo stesso punto?
In base al tuo interesse per la questione e ciò che emergerà da questo confronto possiamo studiare insieme delle soluzioni.
AngelicaDiBiase 11/3/2020 9:36
Nel mio caso si tratta di detenuti non per forza in regime di alta sicurezza, ma anche di comuni.
Ci sono ad esempio detenuti che frequentano la biblioteca in cui è previsto un sistema di prestito ed, ultimamente, stavano pensando di inserire un computer, accessibile ai detenuti, attraverso il quale sarebbe stato possibile registrare ogni movimento dei libri, all'interno di un sistema protetto.
Resta il fatto che è un contesto particolarmente restrittivo, da qui è nata questa mia curiosità.
Ciao, Ho letto dello scambio con il prof. rispetto al tuo interesse e della tua esperienza in casa circondariale. Io non ho avuto nessuna esperienza a riguardo, ma questa tematica mi ha sempre interessata molto. Durante la preparazione dell'esame di pedagogia sociale ho avuto l'opportunità di scegliere il libro "Il diritto al risarcimento educativo dei detenuti, Fi. FUP 2016" (a cura di Francesca Torlone) che mi avrebbe potuto formare a riguardo. Mi ha sorpresa piacevolmente vedere che l'obiettivo rieducativo del carcere non è un'utopia ma realtà. L'orizzonte aperto nel nostro territorio ( parlo della nostra regione) è veramente importante e lascia respirare un'aria di fiducia che può essere spronante. Leggendo il vostro scambio prima mi ha stonato e rattristato sentire di un'esperienza di tale chiusura e poi mi si è accesa una lampadina perché, se ciò che ho studiato non è così lontano da noi, il vostro progetto potrebbe davvero essere una grande opportunità! Ti consiglio di consultarlo per avere un'alta finestra su esperienze reali e vicine, per avere spunti e suggerimenti. Tra gli autori anche la nostra prof.di pedagogia sociale Del Gobbo Giovanna. Ti consiglio anche di Benelli C. e Del Gobbo G. 2016 " Lib(e)ri di formarsi. Educazione non formale degli adulti e biblioteche in carcere.". Se hai bisogno posso aiutarti con questi materiali! Buon lavoro, Anna Chiara
Ciao! Ti ringrazio per il tuo interessamento! La mia tesi avrà per sfondo questo tema ed è proprio con la professoressa Del Gobbo che lo sto curando. Inoltre cerco di analizzarlo da più punti di vista, ecco perché ho pensato di inserirlo anche in questo progetto col professor Formiconi. Indubbiamente si parla di un regime chiuso e complicato, ma io credo fortemente nella finalità rieducativa e di reinserimento sociale. Consulterò senz'altro il libro che mi indichi. Per quanto riguarda "Lib(e)ri di formarsi", lo avevo già inserito nelle prossime letture. Ti ringrazio ancora infinitamente per il tuo interesse! Angelica
Bello questo vostro scambio! Ecco, qui sta il valore di un forum online...
GioiaGrandi 12/03/2020 22:30
Ciao a tutti, io ho scelto il progetto numero 1: "Creazione di comunità di apprendimento in contesti informali e inclusivi".
Non ho particolari esperienze pregresse in questo campo, ma diciamo che non è la prima volta che mi affaccio al mondo dell'immigrazione o più in generale dell'inclusione.
- Nel 2016, a Gorino (provincia di Ferrara) un paesino di pescatori vicino a dove ho vissuto, successe un fatto che mi lasciò di stucco: gli abitanti barricarono la strada per impedire l'arrivo di 12 donne africane. Su tutti i giornali uscirono frasi orribili di questi pescatori che per giorni portarono avanti questa "lotta" contro l'accoglienza di migranti nel loro territorio. Per fortuna a distanza di tempo sembrerebbe che la situazione sia cambiata e che queste persone si siano accorte del grave errore che hanno commesso (link all'articolo: https://www.lastampa.it/cronaca/2017/10/22/news/un-anno-dopo-le-barricate-la-redenzione-di-gorino-pronti-a-ospitare-profughi-1.34406926 ). Sta di fatto che questo avvenimento mi ha toccato molto da vicino e mi ha fatto riflettere tantissimo.
- Nel 2017, il mio ultimo anno di liceo, la nostra professoressa di scienze umane ci ha dato l'opportunità di svolgere una ricerca empirica su un tema di nostro interesse, la mia si intitolava "Immigrazione, cogli l'occasione per comprendere". Per svolgere questo lavoro ho intervistato otto ragazzi di diverse età, immigrati da parti diverse dell'Africa, che in quel periodo erano ospitati in due strutture in provincia di Rovigo (Veneto), gestite da una cooperativa sociale. Molte di queste interviste sono state fatte in inglese o in francese perché i ragazzi ancora non conoscevano bene l'italiano e dalle loro parole sono venuta a conoscenza di molte storie che prima non potevo immaginare: la realtà di alcuni paesi e tribù africane, le difficoltà dei viaggi che questi ragazzi compiono per arrivare in Europa e soprattutto come si sentono una volta arrivati qui. Questa esperienza è stata per me un'occasione unica per poter capire meglio questa realtà con cui tanti italiani e tanti politici si riempiono la bocca. Ho potuto rispondere alle domande che girovagavano per la mia mente, capire quanto del "dire comune" era vero e quanti in realtà erano generalizzazioni e pregiudizi. Soprattutto, ho avuto l'occasione di vedere la questione con i loro occhi, o meglio con le loro parole e i loro racconti.
- Nel 2018, il mio primo anno di università a Firenze, mi sono iscritta ad un corso di Afro dance (uno stile di ballo che riprende musica e passi africani). In quel periodo la scuola aveva appena aperto e io ero l'unica ragazza bianca del gruppo, gli altri erano ragazzi e ragazze del Camerun, amici miei. Ci siamo esibiti in diversi spettacoli locali, dove il pubblico era per lo più di origine africana, e devo dire che in nessun momento mi sono sentita "l'intruso", mi hanno sempre fatta sentire parte di un gruppo in cui non importava il colore della pelle o l'origine geografica, ciò che ci univa era la passione per il ballo. Oggi la scuola Rythme Afro ha sede a Novoli e conta numerosi ballerini provenienti da tantissimi paesi dell'Africa e dell'Italia che si muovono insieme seguendo un unico ritmo.Mi auguro di poter applicare le capacità acquisite in questa attività in diversi contesti, non soltanto in quello lavorativo/professionale. Credo che tutto ciò che ha a che vedere con l'inclusione, la conoscenza dell'altro e dell'ignoto, ci faccia crescere prima di tutto come persone e poi come educatori. Nel nostro lavoro, con il ruolo che rivestiamo nella società e per la società, non possiamo sottovalutare l'importanza di questi concetti. La comunità e l'insegnamento informale ci mettono alla prova proprio perché non esiste un programma, una scaletta, un giusto e un sbagliato; siamo solo noi, attraverso il nostro buon senso e le nostre capacità, a rendere quell'esperienza un'esperienza che conta, a far si che quel tempo sia di valore (per noi e per i ragazzi).
Da quest'esperienza vorrei imparare. Non so esattamente cosa, ma vorrei imparare da essa, da eventuali errori e (spero) dai successi. Si può sempre imparare dalle esperienze e migliorarsi. Mi piacerebbe sfruttare quest'opportunità anche per capire se un giorno potrei farne un lavoro, ovvero se oltre alla curiosità e all'interesse che mi suscita potrei approfondirla e viverla professionalmente.
sofianastasi 16/03/2020 13:48
Buongiorno a tutti. Ho osservato i programmi e mi affascinano molto
tutti e tre ma visto anche il periodo molto particolare che stiamo
attraversando ho voluto scegliere il programma n.3: “Programmare il
computer per apprendere” io non ho particolari esperienze pregresse, ho
studiato informatica i primi due anni di scuola secondaria, ma non
abbiamo mai intrapreso dei percorsi specifici se non apprendere le basi
dell’informatica. Proprio per questo mi piacerebbe approfondire di più
questo campo, il mio percorso di studi è rivolto al nido d’infanzia e mi
piacerebbe sapere se fosse possibile qualora un giorno io possa
svolgere al meglio il mio lavoro introdurre nella programmazione delle
attività o dei giochi specifici su delle piattaforme adatte, vorrei
capire quali possano essere usate e quali no, quali possano portare del
profitto e quali invece servirebbero per svago, penso che la tecnologia
sia parte integrante del nostro futuro e se usata con attenzione i
bambini possano usarla nel migliore dei modi, ovviamente con la
supervisione di un adulto. Saluti
Benissimo Sofia,
allora puoi leggere ciò che avevo scritto per Angelica in questo thread del forum:
https://www.reddit.com/r/CodingAtSchool/comments/fhx1l3/primi_suggerimenti_l19/
Anche per te: se non hai problemi con l'inglese ti invio anche un altro testo. Fammi sapere.
Chiedi per qualsiasi problema.
sofianastasi 16/03/2020 16:37
Leggerò quanto richiesto, io a differenza di Angelica però avrei qualche problemino di inglese. Spero non sia un problema.
andreas-formiconi 16/03/2020 16:38
Assolutamente. È solo un opzione. Fai pure con il materiale che vi ho indicato lì.
Salve prof, ho letto il manuale da lei proposto e mi sono documentata sul coding. “Programmare il computer per apprendere”, penso che in questo periodo particolare questo tema calza a pennello. Questa emergenza sanitaria che sta attraversando il mondo ci sta affacciando sempre di più sul mondo della tecnologia, oggi più che mai è diventato il mezzo di comunicazione per eccellenza, fondamentale per la didattica e per l’apprendimento a distanza. In questo periodo sto osservando come mia mamma, un’insegnante di italiano, storia, arte e immagine della scuola primaria, non preparata a tutto ciò si approccia con la tecnologia e la didattica. Le sue giornate sono cambiate; se prima si dividevano in lezioni in presenza ora si articolano in video-lezioni, audio e attività multimediali. Un cambiamento a cui nessuno era preparato ma che ci fa scoprire un nuovo modo di fare scuola o meglio uno dei tanti modi di fare scuola. Mi trovo dunque a riflettere su come si possa introdurre la didattica a distanza nei nidi e nelle scuole d’infanzia. La mia idea è quella di una agenda virtuale con i giorni della settimana, ogni giorno della settimana prevede e corrisponde ad un’attività/laboratorio specifica spiegata dall'insegnante e/o educatrice sotto forma di video lezione, così da mantenere vivo seppure a distanza il rapporto tra insegnante/educatrice - bambino e da creare un momento di gioco-apprendimento tra bambino - genitore. Un modo diverso sicuramente di apprendere, ci troviamo di fronte a una didattica a distanza che a mio avviso seppure improvvisa può funzionare.
Scusa per il ritardo Sofia,
seguendo la tua idea, si potrebbe immaginare di usare strumenti web che siano fuori dal circuito delle multinazionali, ovvero che non creino problemi di tracciamento, pubblicità e uso altro dei dati delle persone. Ad esempio alcuni dei servizi sviluppati o sostenuti da Framasoft:
Per quella che chiami agenda virtuale Framagenda:
https://framagenda.org/Per i video Peertube:
https://peertube.live/Per la scrittura collaborativa Framapad:
https://framapad.org/it/Per la condivisione dei file Cryptpad:
https://cryptpad.opendidattica.org/drive/
Che ne dici?
chiarapepino 17/03/2020 18:16
In particolar modo sarei interessata ad effettuare un progetto che mi permetta di imparare a utilizzare metodi e tecniche efficaci per il lifelong learning e di trasmettere la capacità di saper analizzare le fonti e i contenuti che ogni giorno possiamo ricavare su internet. Ho scelto questo progetto perché ci troviamo in una società in cui la tecnologia ha modificato radicalmente sia l’accesso alla conoscenza che i contenuti stessi e non siamo più noi a dover trovare informazioni su qualsiasi nostro quesito, ma è l’informazione stessa che ci circonda. Ad esempio, se non sappiamo come preparare una torta possiamo facilmente trovare la ricetta su internet. Personalmente ritengo che l’utilizzo di questi mezzi sia utile anche nell’azione pedagogica ed educativa, purché sia fatto nel modo più corretto ed efficace possibile. Per questa ragione sono interessata ad imparare nuove tecniche su questo tema.
andreas-formiconi 18/03/2020 11:19
Benissimo Chiara,
mi puoi per favore inviare il tuo indirizzo email, scrivendomi su arf(AT)unifi(DOT)unifi? Così ti inserisco nella lista e posso inviarti eventuali novità.
Per quanto riguarda le attività, vale ciò che ho risposto a Angelica e Sofia, qui sopra. Senza però prendere ciò che vi invito a leggere come un ambito chiuso. Anzi, se vi vengono in mente applicazioni delle cose che ho scritto, o loro varianti, che vi sembrano adatte ai contesti che vi interessano, vi invito a condividerle.
Buonasera, ho scelto il percorso numero 1 (Creazione di comunità di apprendimento in contesti informali e inclusivi). Mi ha sempre appassionato e incuriosito lo studio, non solo teorico, ma anche "sul campo" delle diverse culture. Di pari passo le condizioni di vita dei migranti, sia nei paesi di origine che in quelli ospitanti, ma anche le motivazioni che hanno spinto loro ad emigrare. Mi ha colpito, affascinato ed entusiasmato il progetto LACA19, da Lei esposto durante la prima lezione, a proposito degli aiuti concreti di inserimento ed integrazione degli immigrati nel Suo paese. Quanto alle esperienze, ho contatti di aiuto verso famiglie immigrate e l'anno scorso ho avuto la possibilità di fare un'intervista ad un ragazzo immigrato in Italia proveniente dalla Nigeria, tramite progetto del corso universitario di Sociologia generale. L'intervista aveva l'obiettivo di ricavare informazioni sulla vita precedente e quella successiva alla migrazione, sulle modalità, stati d'animo, difficoltà dell'essere un "migrante" e, poi, un "immigrato". Mi piacerebbe frequentare e quindi fare esercizio concreto di comunità di apprendimento in contesti informali e inclusivi, ma purtroppo attualmente questo non è possibile. Nonostante l'attuale impossibilità concreta, vorrei, da questo corso, conoscere comunità di apprendimento in contesti informali e inclusivi con un "pubblico" (inteso in senso deweyano, "a chi si rivolge il formatore ") di persone che vive in contesti di vita sfavorevoli alla possibilità di accedere ad istituzioni formali, come la scuola, o anche informali (per esempio immigrati, comunità rom, chi vive situazioni di povertà economica, detenuti). Grazie
Bene Marta,
anche tu, mi puoi per favore inviare il tuo indirizzo email, scrivendomi su arf(AT)unifi(DOT)unifi? Così ti inserisco nella lista e posso inviarti eventuali novità.
#Mi dispiace veramente molto per questa sigtuazione in cui ci troviamo, oltre all'ovvia tragicità. Perché togliere la Scuolina vissuta a un percorso pensato giusto per questo è micidiale. La speranza è che l'emergenza rientri in tempo utile per farvi fare l'esperienza promessa. Per ora possiamo provare a "prepararci" come dicevo nell'altra discussione Primi suggerimenti #L19, riguardo a questo progetto:
... come primo passo proporrei di leggere i post del blog Laboratorio Aperto di Cittadinaza Attiva. In particolare, rifacendosi dal primo: Come è nato questo blog. Seguendo questi post si può capire, per sommi capi, il processo di autoformazione che si è dato una piccola comunità di cittadini. Successivamente ci occuperemo della reta dell'accoglienza.
Tu Marta dici che vorresti
conoscere comunità di apprendimento in contesti informali e inclusivi con un "pubblico" (inteso in senso deweyano, "a chi si rivolge il formatore ") di persone che vive in contesti di vita sfavorevoli alla possibilità di accedere ad istituzioni formali, come la scuola, o anche informali (per esempio immigrati, comunità rom, chi vive situazioni di povertà economica, detenuti).
Potrei citare qui le scuole Penny Wirton, che abbiamo scoperto non tanto tempo fa, rendendoci conto che sono basate sugli stessi principi della scuolina. Ne scrivemmo o accennammo in questi post:
https://lacanet.org/2019/07/21/la-scuolina-di-poggio-e-la-scuola-di-penny-wirton/
https://lacanet.org/2019/08/01/le-due-nuove-dimensioni-della-crowdmap-lacanet/
https://lacanet.org/2019/08/12/il-modello-della-scuolina/
Condivido però questo spazio anche con Roberta, Serena e Laura, le persone che collaborano (diciamo che mandano avanti...) o hanno collaborato alla Scuolina. Vedi mai che venga qualcosa loro in mente...
Mi sono appena aggiunta!
Ho scelto di proseguire il percorso con lei e sarei interessata al percorso 3: attaccarsi a un bisogno del presente per elaborare un apprendimento!
Ho bisogno di confrontarmi : la tematica è applicabile alla scuola dell infanzia, anche con percorso sperimentale?
Io lavoro in una scuola dell'infanzia e mi sto appunto trovando a confrontarmi con un apprendimento che deve passare attraverso le tecnologie, con bambini -di 3 / 4 anni - così piccoli che hanno bisogno del tramite di adulti restii e impegnati.
Grazie! Anna Chiara
Anna
Chiara, mi puoi per favore inviare il tuo indirizzo email,
scrivendomi su arf(AT)unifi(DOT)unifi? Così ti inserisco nella lista e
posso inviarti eventuali novità.
Purtroppo per un percorso sperimentale bisogna vedere se ci mantengono tutti agli "arresti domiciliari" dopo il 3 aprile e fino a quando... Vediamo...
Intanto puoi leggere e approfondire i link che ho messo in una risposta a questo thread (discussione): https://www.reddit.com/r/CodingAtSchool/comments/fhx1l3/primi_suggerimenti_l19/
In particolare questo che riporto qui:
Nello spirito di offrire sempre tutti gli spunti possibili, esiste anche il cosiddetto coding unplugged: attività che hanno un senso informatico ma che si fanno senza aver bisogno di alcun congegno elettronico (unplugged: senza spina). Non di rado sono giochi divertenti da fare insieme - dopo l'emergenza virus
Possono avere senso in qualsiasi comunità.
Il riferimento principale del coding unplugged è il sito CS Unplugged - Computer Science without e computer.
Il sito è corredato da un manuale liberamente scaricabile
Versione inglese (edizione 2015, 235 pagine, PDF, 10.4 MB,
Versione italiana (edizione 2015, 282 pagine, PDF, 3.8 MB)
Buongiorno, io avrei scelto il progetto n°2 : " Robotica per la scuola".
Non ho mai intrapreso nessun progetto inerente alla robotica, però sono sempre stata interessata ad utilizzare la tecnologia nell'educazione e avendo scelto l'indirizzo per la prima infanzia (0-3) mi piacerebbe riuscire a creare un progetto proprio per loro.
La prima volta a lezione mentre parlava dei vari progetti, inerente a questo, avevo pensato ad un libro alla scoperta dei sensi dove i bambini possono interagire scoprendoli.
Da questo corso mi aspetto l'acquisizione di nozioni che potrò applicare in futuro durante la mia carriera lavorativa di educatore.
Mamma mia, ma 0-3 sono proprio piccoli.
Di solito si parla di robotica, o meglio accenni di robotica, da 3 in su.
Fammi capire meglio a cosa pensi...
Probabilmente l’idea che mi sono fatta era più vicina ad un’applicazione informatica che alla robotica pura.
Il progetto che avevo in mente era un tablet diviso in due parti:
da una parte c’erano 5 ricette illustrate dove i bambini sviluppavano il senso della vista vedendo le ricette dall'immagini e sviluppavano anche il senso del gusto, dell’olfatto e del tatto realizzandole a casa con i genitori o in classe con i compagni (spremuta di limone per l’aspro, biscotti o frutta immersa nel cioccolato sciolto per il dolce, i pop-corn per il salato, marmellata di arance per l’amaro), mentre dall'altra parte c’era una voce parlata che dovrebbe raccontare una storia quindi qui abbiamo il senso dell’udito, in questa storia i bambini possono interagire in base all'opzione che fanno prendere al personaggio.
Eventualmente, lei pensava più alla robotica come si vede nei due video dove la dottoressa presenta dei laboratori sull'energia elettrica o si può intendere, robotica anche dal punto di vista di un’applicazione informatica?
No Eliana,
per robotica si intende un qualche tipo di apparecchio, anche semplificatissimo, come in quel video che citi, però sempre un oggetto fisico che presenta un qualche tipo di automatismo, quindi ha in se qualcosa di elettronico, o quantomeno elettrico. Gli oggetti in quel video sono robot in germe, di fatto non avendo in sé niente di elettronico, nessun tipo di chip o computer ma solo qualche componente elettrico. Ma sono un primo passo verso la robotica.
Quello che dici tu rientra nel mondo delle applicazioni software, programmi, app ecc. Comunque, ciò non toglie che provi a sviluppare la tua idea:
provando a definire con il maggior dettaglio possibile l'idea che hai sintetizzato - fai finta che tu debba dare le specifiche di progetto allo sviluppatore di un app
facendo una ricerca in internet per vedere se per caso ci sia a giro un'app o applicazione che ci si avvicini, in qualche modo (con app intendo una cosa che funziona in un tablet o smartphone, con applicazione un programma che gira nel computer)
eventualmente, vedendo se con uno degli strumenti che ci sono in giro si possa provare a mettere da soli un'app in piedi - esiste per esempio App Inventor, che consente di sviluppare app da soli (tu usi roba Android o Apple?)
In ogni caso, inizia a scrivere un diario del tuo percorso (lo dirò poi a tutti), annotando tutto quello che fai. Poi spiegherò meglio in un post apposito.
Va bene comincerò a sviluppare la mia idea.
Per quanto riguarda il device ho un cellulare androide ma anche un tablet apple.
from chiarapepino via /r/CodingAtSchool sent
Buonasera,
Ho letto il Piccolo Manuale di LibreLogo e l’ho trovato molto interessante, in particolar l’approccio che viene utilizzato, incentrato sulla sollecitazione dell’interesse e della motivazione. Quello che ho in mente io è di utilizzare questi tipi di metodi nel lifelong learning con adulti, alternando momenti in cui apprendono individualmente facendo ricorso alla propria riflessione e imparando per prove ed errori e momenti di collaborazione, in cui apprendono collettivamente e aiutandosi a vicenda. Sinceramente però non ho idea da dove iniziare, pertanto volevo chiedere aiuto a lei.
Buongiorno. Sto continuando a documentarmi. Purtroppo ancora non sono riuscita ad avere uno scambio con la Prof.ssa Del Gobbo.
Per quanto creda che LibreLogo sia interessante, ho letto la tesi di Benedetta e trovo che ENTbox si avvicini molto all'idea di ambiente che ho in mente.
In questo periodo di chiusura sto osservando mia mamma, professoressa di sostegno alle scuole medie, utilizzare Google Classroom in Google Suite e, se non erro, le funzionalità sono simili, con la grande e per me indispensabile differenza che Classroom non piuò essere utilizzata in assenza di connessione Internet.
Al momento ho creato un account all'indirizzo ENTbox che mi aveva indicato, dovrei aver trovato la procedura di istallazione, non mi è chiaro se posso procedere o se è necessario possedere la scheda Raspberry.
In ogni caso si tratterebbe di una proposta, al momento volevo solo osservare il sistema più da vicino.
Date le possibilità descritte, riguardo al tema 'feedback', se un insegnante ha la possibilità di assegnare un compito, poi sarebbe il docente a fornire correzione e feedback?
Per quanto riguarda la possibilità di tradurre un testo dall'italiano, in lingua d'origine (arabo ad esempio), è possibile inserire un traduttore/lettore automatico una volta che il detenuto ha aperto un compito assegnato dall'insegnante?
Se la possibilità di traduzione non fosse realizzabile, mi è venuto in mente che, essendoci la possibilità di condividere documenti, video e altro, il docente potrebbe caricare il file in due lingue diverse, in modo da aiutare nella comprensione (vorrei, però, che questo risultasse come un eventuale aiuto e non come sostituzione del compito originale, considerata la finalità).
Penso anch'io che Entbox si attagli bene alla tua idea. Quando dici che ti sei iscritta, intendi a questo?
Per fare delle prove vere ti ci vuole la scheda, dove devi installare il software ecc. Purtroppo tutta roba che ora è problematica da fare. Dipende da quando "ci libereranno" - qui mi sembra siamo in alto mare. Ai fini di questo percorso teno che tu debba delineare un pregetto teorico, molto sulla base dell'esperienza di Benedetta (le puoi anche scrivere). Poi in futuro ci possiamo trovare in via Laura dove ti potrò mostrare la mia Entbox in funzione - la devo riattivare ma penso che funzioni.
Dentro ci sono degli strumenti simili a quelli "esterni", di Internet. Ad esempio una sorta di facebbok che può essere gestito per i feedback, dati dal docente, certo. Occorrerebbe provarla insieme per capire bene, però.
No, lo strumento di traduzione automatica temo che vada al di à delle possibilità. Uno può caricare video o testi nelle due versioni.