La grammatica delle immagini e dei video
Sito: | Corsi di laurea e post laurea |
Corso: | B024369 (B198) - TECNOLOGIE DELL'ISTRUZIONE E DELL'APPRENDIMENTO CON LABORATORIO DI TECNOLOGIE DELL'ISTRUZIONE 2018-2019 |
Libro: | La grammatica delle immagini e dei video |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | venerdì, 22 novembre 2024, 03:14 |
Descrizione
Per trasformare un racconto scritto o orale in una “Digital Story” bisogna usare, oltre alla scrittura della parola, anche la scrittura digitale, ovvero il lavoro con il software digitale, ma tra questi vi è il passaggio intermedio della scrittura audiovisiva. Senza questa non ci sarà niente da “scrivere” nel software: la nostra storia scritta o orale verrà raccontata con immagini fisse (foto/disegni) o in movimento e suoni (musica/voce/rumori). La scrittura audiovisiva, come la scrittura della parola, ha la sua grammatica con delle regole, strutture e convenzioni che danno senso e significato. Quindi, sia nel caso di utilizzo di foto o filmati già pronti - trovati sulla rete o in casa - sia nel caso di produzione originale di foto o filmati, bisogna conoscere bene questa grammatica. Allo stesso modo, bisogna essere consapevoli del senso aggiunto che il suono dà ad una immagine o ad un filmato.
Purtroppo questa grammatica viene insegnata poco o niente nelle scuole. Tutti noi abbiamo imparato la grammatica di almeno una lingua. Tanti di noi sanno de-costruire un testo: scomporre tutti gli elementi che lo costruiscono per poterlo analizzare. Con questo metodo sono in grado di riconoscere le caratteristiche che distinguono un testo letterario da un saggio, da un testo scientifico o giornalistico; sanno leggere e capire tra le righe, capire metafore e varie sfumature di senso che possono emergere da un testo scritto. Questo grazie al fatto che a scuola ci hanno insegnato a leggere ma anche a scrivere, per poter meglio capire i testi che leggiamo. Infatti alcuni di noi sanno anche scrivere in modalità diverse usando la parola in modo da creare sensi e significati diversi.
La cosa strana è che, nonostante l'alto livello di esposizioni visuali, la maggior parte di noi non conosce nemmeno le basi della "lingua audiovisiva", necessarie per poter de-costruire e analizzare un “testo” audiovisivo, e tanto meno sa come creare senso e significato usando immagini e suoni.
Quindi bisogna capire che la cosa più importante nel creare una “Digital Story” non è l'hardware o il software digitale che usiamo, ma la nostra “visual literacy”, perché il senso passerà attraverso la creazione e l’accostamento delle immagini e dei suoni. Lo strumento tecnico e il software sono solo strumenti che usiamo per mettere tutto insieme. Sono come la penna che usiamo quando scriviamo. Il tipo di penna o, nell’era digitale, il tipo di software che usiamo quando scriviamo non incidono sulla nostra storia. Usiamo la penna o il software che ci piace di più, con il quale ci troviamo meglio. Per questo il lavoro per prepararvi a “scrivere” una “Digital Story” sarà focalizzato prima di tutto sulla “visual literacy”, cioè l’alfabetizzazione visuale.
Indice
Parte 1 - Costruire e de-costruire le immagini
Dispense sugli elementi basici della composizione fotografica. Sono le cosiddette “regole” che uno può, anzi deve, rompere, ma consapevolmente. Si tratta di inquadrature, piani, campi, angolazioni, colore, luce ecc. Conoscere questi elementi serve per dare il senso che volete alle vostre foto, ma diventa anche utile per “leggere” i significati di una immagine non fatta da voi.
Esempi di de-costruzione – immagine fissa
Leggerete l’analisi di due immagini che verranno de-costruite, e le risposte a una serie di domande sulle immagini.
Parte 2 - La grammatica dell’audiovisivo
Questa dispensa tratterà l’immagine in movimento accompagnata dall’audio. Qui si applicano gli stessi principi applicati all’immagine fissa, ma si presentano altri elementi importanti legati al movimento, il montaggio dei vari pezzi di ripresa e il sonoro.
Esempi di de-costruzione - video
Leggerete l’analisi di due video clip che verranno de-costruite, e le risposte a una serie di domande sui video.
Parte 3 - Trasformare una storia scritta in una storia ad immagini
L’ultima dispensa spiega come si trasforma una storia scritta in una storia con immagini e suoni, passando attraverso lo storyboard.
1. Introduzione
Per trasformare un racconto scritto o orale in una “Digital Story” bisogna usare, oltre alla scrittura della parola, anche la scrittura digitale, ovvero il lavoro con il software digitale, ma tra questi vi è il passaggio intermedio della scrittura audiovisiva. Senza questa non ci sarà niente da “scrivere” nel software: la nostra storia scritta o orale verrà raccontata con immagini fisse (foto/disegni) o in movimento e suoni (musica/voce/rumori). La scrittura audiovisiva, come la scrittura della parola, ha la sua grammatica con delle regole, strutture e convenzioni che danno senso e significato. Quindi, sia nel caso di utilizzo di foto o filmati già pronti - trovati sulla rete o in casa - sia nel caso di produzione originale di foto o filmati, bisogna conoscere bene questa grammatica. Allo stesso modo, bisogna essere consapevoli del senso aggiunto che il suono dà ad una immagine o ad un filmato.
Purtroppo questa grammatica viene insegnata poco o niente nelle scuole. Tutti noi abbiamo imparato la grammatica di almeno una lingua. Tanti di noi sanno de-costruire un testo: scomporre tutti gli elementi che lo costruiscono per poterlo analizzare. Con questo metodo sono in grado di riconoscere le caratteristiche che distinguono un testo letterario da un saggio, da un testo scientifico o giornalistico; sanno leggere e capire tra le righe, capire metafore e varie sfumature di senso che possono emergere da un testo scritto. Questo grazie al fatto che a scuola ci hanno insegnato a leggere ma anche a scrivere, per poter meglio capire i testi che leggiamo. Infatti alcuni di noi sanno anche scrivere in modalità diverse usando la parola in modo da creare sensi e significati diversi.
La cosa strana è che, nonostante l'alto livello di esposizioni visuali, la maggior parte di noi non conosce nemmeno le basi della "lingua audiovisiva", necessarie per poter de-costruire e analizzare un “testo” audiovisivo, e tanto meno sa come creare senso e significato usando immagini e suoni.
Quindi bisogna capire che la cosa più importante nel creare una “Digital Story” non è l'hardware o il software digitale che usiamo, ma la nostra “visual literacy”, perché il senso passerà attraverso la creazione e l’accostamento delle immagini e dei suoni. Lo strumento tecnico e il software sono solo strumenti che usiamo per mettere tutto insieme. Sono come la penna che usiamo quando scriviamo. Il tipo di penna o, nell’era digitale, il tipo di software che usiamo quando scriviamo non incidono sulla nostra storia. Usiamo la penna o il software che ci piace di più, con il quale ci troviamo meglio. Per questo il lavoro per prepararvi a “scrivere” una “Digital Story” sarà focalizzato prima di tutto sulla “visual literacy”, cioè l’alfabetizzazione visuale.
Indice
Parte 1 - Costruire e de-costruire le immagini
Dispense sugli elementi basici della composizione fotografica. Sono le cosiddette “regole” che uno può, anzi deve, rompere, ma consapevolmente. Si tratta di inquadrature, piani, campi, angolazioni, colore, luce ecc. Conoscere questi elementi serve per dare il senso che volete alle vostre foto, ma diventa anche utile per “leggere” i significati di una immagine non fatta da voi.
Esempi di de-costruzione – immagine fissa
Leggerete l’analisi di due immagini che verranno de-costruite, e le risposte a una serie di domande sulle immagini.
Parte 2 - La grammatica dell’audiovisivo
Questa dispensa tratterà l’immagine in movimento accompagnata dall’audio. Qui si applicano gli stessi principi applicati all’immagine fissa, ma si presentano altri elementi importanti legati al movimento, il montaggio dei vari pezzi di ripresa e il sonoro.
Esempi di de-costruzione - video
Leggerete l’analisi di due video clip che verranno de-costruite, e le risposte a una serie di domande sui video.
Parte 3 - Trasformare una storia scritta in una storia ad immagini
L’ultima dispensa spiega come si trasforma una storia scritta in una storia con immagini e suoni, passando attraverso lo storyboard.
2. Costruire e de-costruire le immagini
Tutte le fotografie, i video e i film sono costruzioni. Quando un fotografo guarda attraverso il mirino fa una serie di scelte, prende decisioni, segue certi criteri per comporre un’immagine o un'inquadratura così da comunicare un significato, un sentimento o un’idea desiderata.
Essere consapevole di questo genere di decisioni e criteri è essenziale sia per creare immagini significative sia per leggere e interpretare tutta la comunicazione visiva.
Elementi della composizione fotografica
Collocando un soggetto dentro il rettangolo del mirino facciamo un’inquadratura. Quando il nostro soggetto è all’interno dell’inquadratura abbiamo bisogno di decidere come sarà composta l’immagine, in modo tale che sia piacevole e che trasmetta i nostri pensieri, i nostri sentimenti e la nostra conoscenza e interpretazione del soggetto.
Nei prossimi paragrafi, ci soffermeremo nello specifico sui seguenti elementi:
- La regola dei terzi
- I tipi di inquadrature
- L'angolo di ripresa
2.1. La regola dei terzi
Forse il principio più conosciuto della composizione fotografica è “la regola dei terzi”. Questa regola riguarda la prima scelta che bisogna fare quando si guarda attraverso il mirino: dove posizionare il soggetto della fotografia all’interno dell’inquadratura.
Il principio di base della regola dei terzi è di immaginare di dividere l’immagine in tre parti, sia orizzontalmente che verticalmente, in modo da creare 9 parti.
Tenendo questa griglia in mente, la “regola dei terzi” identifica quattro importanti punti dell’immagine che tu dovresti considerare come punti di interesse o di forza quando inquadri la tua immagine.
Questa regola ti dà anche quattro “linee” che costituiscono posizioni utili per posizionare gli elementi della tua fotografia.
La teoria è che se tu posizioni i punti di interesse nelle intersezioni o lungo le linee, la tua foto diventa più bilanciata e consentirà a colui che guarda di interagire con l’immagine in modo più naturale. Studi hanno mostrato che quando noi guardiamo le immagini, i nostri occhi solitamente vanno più spontaneamente su uno dei punti di intersezione piuttosto che nel centro dell’inquadratura.
Comunque le regole sono fatte apposta per essere infrante e molto spesso questa cosiddetta “regola” darà il giusto effetto alla nostra fotografia e comunicherà il messaggio desiderato. Quindi quando creiamo un’immagine dovremmo anche considerare come e perché questa “regola” viene seguita o infranta.
Ecco alcuni esempi dove questa regola non è seguita del tutto:
o seguita in un modo meno convenzionale:
2.2. Tipi di inquadratura
Nella fotografia è determinante la scelta che facciamo nel riprendere il soggetto o la scena.
L'inquadratura può essere classificata in due famiglie, i Campi e i Piani, a seconda che l'importanza venga data maggiormente all'ambiente o alla figura umana: nei campi è protagonista l'ambiente, mentre nei piani è la figura umana ad avere un maggior risalto.
1. Campo lunghissimo (CLL)
Questa inquadratura viene effettuata per mostrare un ambiente. Può includere l’immagine di una casa o di un paesaggio. Le figure umane, se ci sono, appaiono molto lontane.
2. Campo Lungo (CL)
Nel campo lungo l'ambiente è ancora dominante, ma presenta un centro di interesse. Questa inquadratura colloca i personaggi all'interno di un ambiente; l'azione è distinguibile ed è legata all'ambiente in cui si svolge.
3. Campo Medio (CM)
Nel campo medio l'ambiente è ancora molto presente, ma la figura umana diventa protagonista e l'azione è molto più evidente.
4. Totale (TOT) o Campo Totale (CT)
Nel totale è l'azione ad avere maggiore importanza, la figura umana è interamente visibile, l'ambiente invece è limitato alla zona in cui si svolge l'azione. Questo tipo di inquadratura è una via di mezzo tra il campo medio e la figura intera.
5. Figura Intera
Nella figura intera il soggetto è rappresentato totalmente, dai piedi alla testa. Questo tipo di inquadratura evidenzia la postura e la fisicità del soggetto.
6. Piano medio (PM) o Mezza Figura (MF)
Nel Piano Medio l’ambiente non è più riconoscibile, mentre il soggetto - ripreso dalla vita in su - riempie la foto.
7. Primo piano (PP)
Il primo piano inquadra il soggetto dalle spalle in su. Viene utilizzato per rivelare gli stati d'animo dei soggetti e nel cinema è molto utilizzato per mostrare i dialoghi degli attori.
8. Primissimo piano (PPP)
Nel primissimo piano il soggetto è ripreso da molto vicino. Nel caso di persone viene evidenziato il volto del soggetto, isolandolo dal resto del corpo e dall'ambiente, in questo modo è possibile mostrare molto bene le emozioni e l'aspetto psicologico dello stesso.
9. Particolare
Il particolare è l'inquadratura di una piccola parte del corpo umano. Enfatizza più di quanto gli occhi umani potrebbero immaginare nella realtà. Un particolare di un volto umano potrebbe mostrare solo gli occhi o la bocca, riempiendo l’intera inquadratura senza includere l’ambiente. Questa inquadratura è utilizzata solitamente per ottenere un effetto drammatico.
10. Dettaglio
Il dettaglio, come per il particolare, è l'inquadratura di un elemento di piccole dimensioni, ma a differenza del particolare il dettaglio non mostra una parte del corpo umano ma un oggetto.
2.3. L'angolo di ripresa
Il contenuto di un’immagine può essere manipolato cambiando la prospettiva.
Per esempio, facendo una foto di un giocatore di basket ripreso dal pavimento, il fotografo accentua l’altezza di una persona, producendo un particolare effetto su chi guarda l'immagine. Questo è quello che intendiamo quando diciamo che la macchina fotografica può creare significato.
La figura sotto illustra la posizione delle cinque diverse angolazioni della macchina fotografica in relazione al soggetto:
L’angolazione a piombo mostra una scena dall’alto. Questa inquadratura fa sentire chi guarda come “Dio”, perchè Dio osserva tutto quello che accade da sopra le nostre teste. Le persone sembrano piccole come formiche e questo fa sentire coloro che guardano l’immagine alte e orgogliose.
L’obliqua dall’alto è usata per guardare qualcosa che si trova in basso. Questa inquadratura rende il soggetto debole e vulnerabile.
L’angolazione normale posiziona colui che guarda allo stesso livello del soggetto ripreso, è il tipo di angolazione più usata.
L’obliqua dal basso è l’opposto dell’obliqua dall’alto. Questa inquadratura guarda in alto verso il soggetto facendolo sentire forte e potente, può far sentire il pubblico vulnerabile perché il protagonista lo guarda dall’alto verso il basso.
L’angolazione supina è un punto di vista di un oggetto da sotto, come se l’osservatore fosse un insetto. E’ il contrario dell’angolazione a piombo.
2.4. Elementi dell'immagine
Elementi dell’immagine
Alcuni altri elementi che dovrebbero essere presi in considerazione sono elencati sotto con le relative riflessioni che dovrebbero essere tenute in mente.
Il fuoco: quale area appare più chiara o più limpida nella fotografia? Quale no?
La luce: quale area della fotografia è più accentuata? Ci sono delle ombre? La fotografia/immagine ci permette di indovinare l’ora del giorno? La luce è naturale o artificiale? La luce è penetrante/dura o è soffusa? La luce è riflessa o diretta?
Le linee: nella fotografia/immagine ci sono oggetti che creano delle linee? Sono linee rettilinee, tortuose, sottili, spesse? Le linee creano delle direzioni nell’immagine? Creano dei contorni? Le linee mostrano movimento o energia?
Le forme: sono presenti forme geometriche o strutturate? Che cosa sono?
Lo spazio: c’è profondità all’interno della fotografia o sembra piatta? Che cosa crea la profondità o la piattezza?
I colori: quali colori, se ce ne sono, vengono usati? Quale ruolo hanno i colori nella trasmissione del messaggio della scena? I colori siano usati solo per il piacere estetico? Qual è l’umore o il tono suggerito da questi colori?
La consistenza: se potessi toccare la superficie nella fotografia come sarebbe? Gli oggetti nell’immagine hanno un aspetto che suggerisce come si sentirebbero al tatto?
2.5. Esempio di de-costruzione di un'immagine pubblicitaria
Premessa
Qualsiasi foto, immagine, filmato o videoclip è una costruzione, indipendentemente dalla sua origine e intenzione (informazione, divertimento, pubblicità). Sono tutti costruiti con una serie di artefatti che agiscono sulla percezione di chi le guarda creando un senso e dei significati. Essere consapevoli di tali artefatti e come funzionano ci dà gli strumenti e le capacità di de-costruirli per analizzarli. Solo dopo questo processo possiamo interpretarli e commentarli. Questo processo richiede allenamento per farlo diventare automatico ogni volta che ci troviamo davanti ad un’immagine o un video.
Saranno presentati qui sotto degli esempi di de-costruzione di due foto, che dovrebbero riflettere il processo mentale che uno può fare davanti ad un’immagine.
Seguiranno poi le risposte a delle domande sulle foto.
- De-costruzione
In questa immagine vediamo una cucina in campo totale che serve per pubblicizzare gli elettrodomestici Siemens come si può leggere nel angolo in fondo a destra.
La composizione dell’immagine segue la regola dei terzi collocando gli oggetti di interesse – gli elettrodomestici - su i punti di forza generati dall’incrocio delle linee che dividono la foto in terzi.
L’angolazione della macchina fotografica è neutra, ma il punto di vista è diagonale e non frontale rispetto alla stanza e quindi i mobili nella cucina creano delle linee diagonali che danno profondità all’immagine. Questa profondità è accentuata ancora di più da quello che si vede sullo sfondo: un immagine murale o addirittura un enorme finestra che da su un paesaggio serale in lontananza.
L’immagine è quasi monocromatica nel senso che vengono usate quasi esclusivamente sfumature di blu e questo si lega alla scritta in alto a destra “blueArt” che deve essere il titolo dato a questa campagna pubblicitaria.
La luce è soffusa indicando sera e arriva dallo sfondo della foto, dai raggi di luce che provengono da un tramonto dietro le colline che si vede dalla finestra/immagine dietro. Questi raggi sono più o meno allineati a dei punti luci sopra i fornelli che si riflettono su una pentola con accanto un libro posti su una dei punti di forza dell’immagine. Il libro e la pentola sono i soli elementi non blu nella foto. Infatti sono gialli dorati e rappresentano un punto di calore in mezzo alle sfumature di blu. Questo punto di calore (libro aperto e pentola) rimanda ad una presenza umana che non figura nella foto, ma viene accennata. Un altro accenno alla presenza di qualcuno è la borsa femminile abbandonata per terra nel angolo basso a sinistra e i fiori appoggiati su uno dei piani di cucina che aspettano di essere messi nel vaso già pronto con l’acqua dentro.
- Interpretazione
L’immagine vuole presentare una cucina ultra moderna ed elegante di alta qualità tecnologica adatta alla vita moderna. L’idea di eleganza è resa dall’effetto del gioco monocromatico sul blue, colore freddo ma elegante, e dal fatto che tutto è in ordine: non c’è confusione e nessuna attività umana, cosa molto irrealistica per una cucina, ma qui ci vogliono quasi dare l’impressione che in una cucina moderna gli elettrodomestici possono anche fare tutto da soli.
L’effetto quindi è di efficienza, eleganza e lusso. Il tocco di calore che comunque ci deve essere in una cucina è dato dalla pentola dorata e il libro aperto (libro di cucina o di lettura?) e dal paesaggio naturale sullo sfondo, ripreso con i fiori che vediamo posti al margine destro dell’immagine.
Il messaggio qui non è di una cucina vissuta, calorosa e piena di vita, ma di una cucina bella da vedere, quasi “un’opera d’arte”in un museo, appunto “blueArt”. Un tema molto diffusi nella pubblicità di ambienti di lusso
- Esempio di risposte a domande
Cosa colpisce la tua attenzione? Quale è il messaggio che comunica l’immagine?
Quello che colpisce la mia attenzione è il colore blu che predomina nell’immagine, l’idea di lusso che comunica e la mancanza di presenza umana.
Il messaggio è che per una cucina bella, moderna e di alta qualità ci vogliono elettrodomestici di alta qualità e funzionalità tecnologica, belli e moderni.
Com’è costruita l’immagine? (Analizza le tecniche usate per attirare la tua attenzione: composizione, colori, piani, campi, angolazioni, luce ecc. e spiega come contribuiscono alla costruzione del senso).
La risposta a questa domanda dovrebbe essere un insieme della de-costruzione e interpretazione sopra.
Chi ha creato l’immagine e con quale intenzione (informare, convincere, divertire)?
L’immagine è stata creata da una agenzia pubblicitaria per conto della “Siemens”, l’azienda che produce gli elettrodomestici. L’intenzione è
di convincere chi la vede che i suoi prodotti sono i migliori per una cucina moderna.
A chi è diretto il messaggio?
Presumendo che una cucina lussuosa sia costosa, il messaggio è diretto a chi se la può permettere, quindi persone con un alto tenore di vita. La presenza della borsa femminile accenna anche che sia diretta alle donne.
Cosa non è stato incluso nel messaggio?
Le cose più importanti che uno vuole sapere quando vuole comprare degli elettrodomestici sono le specifiche tecniche e il prezzo. Queste informazioni non sono incluse nel messaggio.
2.6. Esempio di de-costruzione di un immagine da giornale
Foto apparsa nei giornali il 15 settembre 2015
Una bambina siriana si siede sulle rotaie al confine della Serbia con l’Ungheria mentre lei e la sua famiglia aspettano il buio prima di dirigersi verso l’Ungheria. (Getty Images)
- De-costruzione
L’immagine presenta una figura intera ripresa di profilo di una bambina sporca e scalza seduta su una rotaia, con il mento appoggiato sulle mani. La figura della bambina è proprio al centro ed è l’unica parte della foto che è a fuoco: tutto quello che la circonda, cioè il niente, è sfuocato. Il poco colore nella foto è quello dei vestiti della bambina e della luce del sole che tramonta riflesso su i suoi capelli, perché l’area circostante le rotaie è solo polvere grigio-marrone. Grazie a tutte queste scelte (posizione centrale della bambina, il fuoco, il colore/non-colore, la luce) la bambina spicca quasi in rilievo rispetto allo sfondo. L’angolazione è leggermente inclinata dall’alto in basso e fa sembrare la bambina ancora più piccola e indifesa.
- Interpretazione
Questa è una delle migliaia di foto che sono circolate nel mondo in questi mesi per documentare la tragedia di tanti rifugiati che per disperazione tentano di entrare in Europa.
In questa foto vediamo una bambina e attorno a lei solo il niente. La didascalia dice che è con la sua famiglia ma il fotografo sceglie di riprenderla da sola e con molta semplicità riesce a comunicare un certo stato d’animo - lo stato d’animo di queste persone – il loro senso di desolazione e precarietà che è quello che circonda la bambina in questa immagine. E’ sola, abbandonata e indifesa in un posto dove tutto è ostile (reso dal grigiore) e incerto (sfocatura). La bambina, punto focale della foto, però sovrasta questa desolazione suscitando compassione nel lettore con la sua espressione quasi di rassegnazione, e la luce del sole riflessa nei suoi capelli da un piccolo tocco di calore che sembra che irradi dal centro dell’immagine dando forse uno spiraglio di speranza: che queste vite possano trovare qualche conforto.
- Esempio di risposte a domande
Cosa colpisce la tua attenzione? Quale è il messaggio che comunica l’immagine?
La luce del sole riflessa sui capelli della bambina è quello che colpisce la mia attenzione.
L’immagine tocca direttamente e con estrema semplicità il lato puramente umano di questa tragedia. Esprime lo stato d’animo di queste persone – un senso di abbandono e desolazione misto alla speranza.
Com’è costruita l’immagine? (Analizza le tecniche usate per attirare la tua attenzione: composizione, colori, piani, campi, angolazioni, luce ecc. e spiega come contribuiscono alla costruzione del senso).
La risposta a questa domande dovrebbe essere un insieme della de-costruzione e interpretazione sopra.
Chi ha creato l’immagine e con quale intenzione (informare, convincere, divertire)?
La foto è stata realizzata da un fotografo o giornalista per informare i lettori sulla situazione dei rifugiati in viaggio verso l’Europa.
A chi è diretto il messaggio?
Il messaggio è diretto ai membri del pubblico in generale che in quelle settimane seguivano dalle loro case la tragedia.
Cosa non è stato incluso nel messaggio?
Dall’immagine è stato escluso tutto quello che era attorno alla bambina, a cominciare dalla sua famiglia e dagli altri rifugiati, la polizia, i giornalisti e tutta la confusione che quasi sicuramente la circondava.
3. La grammatica dell'audiovisivo
Il linguaggio audiovisivo è composto dagli elementi visivi dell’immagine (dove valgono gli stessi principi dell’immagine fissa per quanto riguarda campi, piani, inquadrature, angolazioni), più il movimento, il sonoro e il montaggio, che in sostanza costituiscono la grammatica e la sintassi di questo linguaggio.
In questa dispensa troverete degli appunti sui seguenti elementi del linguaggio audiovisivo, accompagnati da materiali visivi disponibile online:
Inquadrature
Scene e Sequenze
Movimento
Montaggio
Sonoro
3.1. Inquadrature
Guardate gli appunti sull’immagine fissa. Si applicano gli stessi principi per quanto riguarda i campi, i piani e le angolazioni.
Guardate anche il breve filmato a questo link che illustra molto bene i piani e i campi utilizzati nel cinema:
Piccola nota sul fuori campo:
Il fuori campo è tutto quello che sta all’esterno dell’inquadratura. Nel video il fuori campo è tutto quello che accade fuori del campo visivo del quadro, ma è presente nell’immaginario spazio adiacente.
3.2. Scene e sequenze
Tecnicamente una scena equivale ad un insieme di inquadrature unite tra loro da una continuità di spazio, di tempo e di azione. Nel momento in cui uno di questi tre fattori subisce un cambiamento si assiste ad un cambio di scena. Più scene messe insieme formano una sequenza, più sequenze formano un’unità narrativa.
Una sequenza esaurisce un episodio narrativo compiuto. A differenza della scena, l’evento è rappresentato senza una rigida continuità spazio-temporale con una serie di ellissi (quando gli stacchi fungono da ellissi temporali perché alcune azione non vengono mostrate, ma sintetizzate per accorciare il tempo del racconto).
Una scena può essere realizzata in diversi modi: utilizzando stacchi di inquadrature o utilizzando un’unica ripresa continua e compiuta (piano sequenza).
Una tecnica molto diffusa nelle scene di dialogo è quella del campo-controcampo che mostra alternativamente l’inquadratura del primo e del secondo soggetto mentre parlano, o si scambiano gesti e sguardi.
esempio:
Il piano sequenza, come già accennato sopra, è una sequenza costituita da un’unica inquadratura, fissa o in movimento, priva di stacchi al suo interno.
esempio:
3.3. Movimento
La differenza principale tra l’immagine fissa e il video è chiaramente il movimento. Il movimento può essere di 2 tipi:
1 - Movimento profilmico: movimento di cose e/o personaggi dentro l’inquadratura fissa.
2 - Movimento dell’immagine: movimenti dovuti da spostamenti della macchina da presa.
Questi ultimi possono essere movimenti reali ottenuti con lo spostamento della macchina nello spazio, o movimenti apparenti ottenuti con l’uso di lenti es. zoom.
I movimenti reali di macchina sono più complessi tecnicamente e il più delle volte esigono l’uso di attrezzature speciali.
I movimenti di macchina più comuni sono:
panoramica: movimento della macchina da presa intorno al suo asse orizzontale o verticale. Rispondono a un'esigenza narrativa e solitamente sono lente. Talvolta si usano panoramiche rapidissime (a schiaffo) e spesso corrispondono al movimento degl’occhio o della testa di chi guarda.
carrellata: la macchina da presa è montata su un carrello dotato di binari per eseguire movimenti fluidi. Il movimento della carrellata può essere anche affidato a una gru fissa o semovibile (il dolly). La macchina da presa può anche essere montata su una macchina per maggiore velocità (camera-car)
camera a mano: sono movimenti ottenuti attraverso lo spostamento dell’operatore che manovra la cinepresa senza l’aiuto del cavalletto o carrello – la m.d.p. viene applicata al corpo dell’operatore con conseguenti sbalzi che in alcune situazione danno un effetto realistico alla scena.
steadycam: con questa sofisticata m.d.p. si possono realizzare carrellate a mano senza gli sbalzi del movimento dell'operatore, garantendo la fluidità.
Il seguente breve filmato illustra vari tipi di movimenti di macchina e come si realizzano. Vengono illustrati la carrellata, la panoramica, la steady cam, la camera a mano, la gru, le riprese aeree e il piano sequenza.
Quando si realizza un filmato è comunque possibile creare l’impressione di movimento anche con delle riprese fisse. Questo si ottiene con il montaggio
3.4. Montaggio
Tecnicamente il montaggio è l’operazione di tagliare o unire inquadrature diverse, ma formalmente il montaggio serve a produrre senso, a creare una dimensione temporale e uno spazio e a dare una forma e un ritmo al progetto qualsiasi esso sia. Si può quindi dire che il montaggio è l’elemento fondamentale del linguaggio audiovisivo che è nato con lo sviluppo delle tecniche di montaggio cinematografico. Queste tecniche sono state trasformate in un linguaggio, una grammatica e sintassi cinematografica è stata elaborata dando vita a delle teorie e tipi di montaggio che sono state applicate da vari registi in vari periodi della storia del cinema. Questa grammatica e queste teorie stanno alla base di tutte le produzioni audiovisive che esistono al giorno d’oggi e conoscere gli elementi base che le costituiscono, senza necessariamente entrare nei dettagli teorici del cinema, è indispensabile sia per interpretare una produzione, sia per crearne una.
In questo paragrafo verranno trattati con l’aiuto di filmati con esempi i seguenti temi:
montaggio invisibile
montaggio intellettuale
montaggio proibito
montaggio formale
la punteggiatura filmica: le transizioni
I seguenti link rimandano a dei materiali online che spiegano il montaggio cinematografico in modo molto sintetico e con esempi diretti.
I due filmati presentano e illustrano una breve panoramica della storia del montaggio cinematografico ed analizzano i 3 principali tipi di montaggio, invisibile (continuità), intellettuale (costruzione del significato), proibito(interno all’inquadratura): come, quando e perché sono stati sviluppati, cosa rappresentano e come oggi vengono utilizzati a seconda delle intenzioni di chi crea il prodotto audiovisivo.
Nell’illustrazione del montaggio invisibile vengono spiegati i vari tipi di raccordo utilizzati per mascherare il montaggio in modo da dare continuità e non far accorgere lo spettatore degli stacchi tra le varie inquadrature:
raccordo di sguardo
raccordo sul movimento
raccordo sull’asse
raccordo di direzione
raccordo sonoro
Nella spiegazione del montaggio intellettuale o concettuale trovate anche l’illustrazione del effetto Kuleshov che sta alla base di questo tipo di montaggio. Il montaggio concettuale è molto efficace in progetti che esigono brevità di durata e infatti viene prevalentemente utilizzato nella pubblicità e nei videoclip. Il suo utilizzo in una Digital Story può aiutare a conferire più significati e emozioni alla narrazione.
Nella parte che riguarda il montaggio proibito sono spiegati la profondità di campo e il piano sequenza.
Aggiungiamo qui un appunto sul montaggio formale (natura grafica e/o ritmica). Questo tipo di montaggio pone in primo piano la funzione estetica, che comunque accompagna quella narrativa o di creazione del senso. Lavora sull’attrazione tra forme simili, nel senso di accostamento di immagini che creano tra loro un rapporto di volumi, linee, colori, superfici ecc.
Al link seguente potete guardare un esempio molto famoso di montaggio formale nel film 2001: Odissea nello Spazio, che tra l’altro funge anche da ellisse temporale, forse lo stacco temporale più lungo della storia del cinema. L’osso lanciato in aria dalla scimmia si trasforma in un’astronave nell’inquadratura successiva con estrema fluidità:
Di seguito un appunto sulla pura tecnica del montaggio: la transizione da un’inquadratura all’altra.
La punteggiatura filmica
I software di montaggio offrono svariati modi di transizione, alcuni dei quali sono molto vistosi. Nel montaggio le transizioni sono elementi che costituiscono la punteggiatura del film o del progetto in realizzazione e determinano la struttura narrativa, il ritmo e il significato. Quindi bisogna stare molto attenti a come usarle.
I modi di transizione più utilizzati sono:
- stacco: semplice passaggio da un’inquadratura all’altra, che non crea pause e indica una sostanziale continuità.
- dissolvenza: usata per indicare un certo passaggio di tempo o il passaggio da una situazione ad una differente fra una scena e un’altra e indica così l’esistenza di un’ellisse o salto temporale.
- dissolvenza in chiusura: passaggio graduale dall’inquadratura al nero totale.
- dissolvenza in apertura: graduale apparire dell’immagine dal nero.
- dissolvenza incrociata: passaggio graduale da un’inquadratura all’altra con sovrapposizione così da far sembrare che una scena si trasformi nell’altra.
- tendina: passaggio da un’inquadratura all’altra tramite un siparietto di varie forme e colori.
- iris: un foro circolare si apre o si chiude intorno a una parte dell’immagine.
3.5. Sonoro
Facciamo riferimento a tutta la parte audio di un video come colonna sonora, essa è costituita da voci, suoni e musica.
Si distinguono due tipologie di suoni:
1 - diegetici - che provengono dall’interno della narrazione e quindi con funzione narrativa o descrittiva e possono essere:
suoni in (in campo) - che sono presenti nell’inquadratura
suoni off - che provengono dall’esterno dell’inquadratura, ma sempre parte della narrazione
suoni over – di solito una voce interiore prodotta dall’animo di un personaggio
2 - extradiegetici – (suoni over/fuori campo) che provengono da uno spazio esterno a quello della storia, per es. una voce narrante o la musica.
La musica diegetica ha la funzione narrativa e descrittiva mentre quella extradiegetica ha la funzione di:
- caratterizzare personaggi/situazioni
- enfatizzare stati d’animo
- collegare le scene
- anticipare situazioni
- ricostruire ambienti storici
- simbolo
Come noterete alcuni di queste funzioni (collegare le scene, anticipare situazioni) della musica extradiegetica formano parte integrante del discorso già fatto sul montaggio. Il montaggio chiaramente riguarda sia elementi visivi che sonori.
La musica ha un ruolo molto importante nel conferire un senso piuttosto che un altro (caratterizzare personaggi/situazioni, enfatizzare stati d’animo). Produce lo stesso risultato che produce l’effetto Kuleshov. Il senso della stessa inquadratura, scena o sequenza cambia a seconda del tipo di musica che la accompagna. Per evidenziare questo potete fare un esperimento da soli guardando prima una sequenza o una pubblicità con la sua musica originale e poi chiudendo l’audio di quella sequenza e sovrapponendo un'altra musica di tipo molto diverso (vedere sotto per esempio).
Per una chiara e breve illustrazione visiva di quanto letto in questo paragrafo sul sonoro andate sulla pagina web collegata al seguente link e cliccate su le vari voci nel menù per accedere agli esempi.
* Due dei film esempi in questo sito non sono più disponibili, in quanto sono stati tolti da youtube.
Estratti per esperimento di sovrapposizione di musica diversa
Qui potete provare l’esperimento con degli esempi portati all’estremo ma che rendono il concetto molto chiaro.
Prima aprite una finestra sul seguente link e guardate la sequenza tratta da un film d’azione.
Poi chiudete l’audio di quella scena, lasciando aperta la finestra, e aprite un’altra finestra sul seguente link:
Ciccate per avviare la musica e tornate sulla prima finestra per guardare il video, questa volta con la musica diversa.
Noterete che la sequenza perde tutta la sua drammaticità e tensione e diventa quasi onirica, talvolta assurda o buffa.
3.6. Esempio di de-costruzione di un video pubblicitario
Pubblicità
- De-costruzione e interpretazione
La pubblicità è composta dalla parte video e la parte sonora. La parte sonora è tutta extra-diegetica, vale a dire, non proviene dall’interno della narrazione. C’è una voce narrante maschile che vuole rappresentare il produttore della Kinder e una musica che accompagna la narrazione vocale e visiva. La parte visiva è composta da una sequenza che segue una bambina dal suo risveglio la mattina, mentre si veste e fa colazione con la sua famiglia fino a quando esce per andare a scuola. Questo racconto visivo della bambina ad un certo punto è interrotto con delle inquadrature (dettagli) degli ingredienti del prodotto. La pubblicità dura 30 secondi, la durata normale delle pubblicità, e se guardiamo attentamente vediamo che ha una struttura ben ritmata e equilibrata più o meno in questo modo: 10sec - 5sec -10sec -5sec.
1-9 sec: prima sequenza della bambina, composta da una serie di inquadrature fisse: un campo totale, un campo-controcampo, dei primi piani, un rallenti, un primissimo piano con delle micro ellissi tra alcune di loro per accorciare il tempo.
10-15 sec: serie di dettagli degli ingredienti, un’inquadrature dal basso del Signor Kinder per conferirgli più autorità mentre ispeziona il prodotto, dettaglio del prodotto mentre viene spezzato. Il montaggio in questa parte è meno veloce che nella prima ed ultima parte, nel senso che le inquadrature durano di più e lo spettatore ha tutto il tempo per assorbirle. Sono le immagine che contengono il messaggio principale e quindi occupano tutto lo schermo e durano di più.
16-25 sec: riprende la sequenza della bambina con un'altra serie di inquadrature fisse in campi e piani diversi e un particolare della mano con la coccinella.
26-30 sec: inquadratura della confezione e prodotto con piccola carrellata in avanti seguita dall’inquadratura del logo con slogan.
Unisce tutto la voce narrante melliflua che racconta le ambizioni della ragazza e la premura di Kinder. Questa premura è accostata a quella della mamma: le parole “noi della Kinder..” precedono di un secondo l’inquadratura della mamma che dura pochissimo. La mamma dà la merendina alla bambina e subito in quel momento vediamo un particolare di una mano che solleva i cereali, si rallenta il montaggio e subentra il Signor Kinder, come per sostituire la mamma. Questa ultima parte del segmento coincide con le parole “per darle una colazione naturale” e torniamo alla bambina a colazione con la famiglia. Quindi c’è una attenta costruzione nei tempi e negli accostamenti per creare un senso e l’effetto desiderato.
Il tema che scorre è la natura. Anna vuole fare la naturalista, cura la pianta la mattina, trova e libera una coccinella e la sua casa è in mezzo alla natura, come vediamo quando esce. Tutto questo per sottolineare quanto è “naturale” la merendina.
I colori sono caldi, la luce è soffusa e la musica dolce e trascinante. Tutti gli elementi nella pubblicità contribuiscono a dare un’atmosfera di calore e rassicurante.
- Esempio di risposte a domande
Cosa colpisce la tua attenzione? Quale è il messaggio che comunica il video?
La musica e la voce che sembrano esagerati per la narrazione colpisce la mia attenzione.
Il messaggio è che per crescere bene e raggiungere i suoi sogni Anna dovrebbe mangiare i prodotti Kinder, perché questa azienda ha una vita di esperienza nella crescita dei bambini e ci tiene alla loro salute.
Com’è costruito il video?
(Analizza le tecniche usate per attirare la tua attenzione:composizione, colori, piani, campi, angolazioni, luce ecc. e spiega come contribuiscono alla costruzione del senso).
La risposta a questa domanda è quella contenuta in de-costruzione e interpretazione sopra.
Chi ha creato il video e con quale intenzione (informare, convincere, divertire)?
Il video è stato creato da un'agenzia pubblicitaria o da un regista per conto della Kinder e ha l’intenzione di convincere in particolare le mamme che questo prodotto è tutto naturale ed è molto buono per la crescita sana dei loro figli.
A chi è diretto il messaggio?
Il messaggio è diretto alle mamme per rassicurarle, e ai bambini che mangiano le merendine e che si identificano nel racconto della bambina nella pubblicità.
Cosa non è stato incluso nel messaggio?
Nel messaggio non sono menzionati gli altri ingredienti che sono presenti nel prodotto.
3.7. Esempio di de-costruzione video - Digital story
ATTENZIONE: solo la prima storia
- De-costruzione e interpretazione
Questa digital story è l’illustrazione di una poesia per bambini intitolata Nana’s House. La digital story è composta da video e audio, dove l’audio è la voce di una bambina che legge la poesia con della musica in sottofondo fatta da poche note suonate al piano; la parte video è composta da una serie di immagini fisse che raffigurano quello che viene raccontato nella poesia. La poesia parla delle quattro stagioni e della casa di Nana che è sempre accogliente, in qualsiasi stagione si sia. Mentre ascoltiamo le parole della poesia vediamo le immagini che evocano il materializzarsi sullo schermo. La durata delle inquadrature è determinata dai versi della poesia e quindi c’è una corrispondenza tra il ritmo nelle poesia e il ritmo visivo reso dal cambio degli immagini. Nonostante le immagini siano tutte fisse, c’è comunque una forte impressione di movimento resa da questo ritmo combinato a degli elementi che analizzeremo qui di seguito: gli zoom sulle immagini, due carrellate sulle foto, una laterale e una verticale, e le transizioni.
Gli zoom in avanti, che sono cinque, vengono usati sempre con delle parole che hanno una connotazione di avvicinamento o crescita:
Lo zoom in avanti sul disegno della casa corrisponde con il verso “Nana’s house welcomed all” 0:14
quello sugli uccellini corrisponde a “hear the birds come back home” 0:18
quello sulla piantina a “watch the new plants grow” 0:33
quello sulla torta a “savouring the last of the pumpkin pie, smelling the spice” – “savouring” e “smelling” (degustare e annusare) implicano un avvicinamento alla torta 1:19
quello sulla coperta a “feeling the warmth of a hand-knit blanket made of pure love” – anche qui le parole “calore” e “amore” suggeriscono un avvicinamento. 1:42
Ci sono due zoom indietro, molto vicini, uno sulla casa disegnata e uno sul giardino fiorito della casa, entrambi nella parte estiva. Gli zoom qui servono per ampliare la visuale del giardino estivo.
La carrellata laterale (1:06 – 1:14) è sull’immagine del bosco autunnale dove parla del vento e quindi vuole dare l’idea di seguire il movimento/direzione del vento. Mentre la carrellata verticale (1:33 – 1:40) è sull’immagine delle palline bianche su sfondo grigie mentre recita: “tasting cold cristal puffs falling from the heavens, watching them land on frosty noses”. La carrellata verticale dà movimento alle palline bianche facendole sembrare fiocchi di neve che cadono.
(N. B. prima di passare alle transizione. Come abbiamo visto, tutti questi elementi comunicano qualcosa e quindi non possono essere usati casualmente. Bisogna essere sicuri che siano motivati e non ridondanti. Questa digital story usa vari tipi di transizioni alcune delle quali anche molto vistose, però quasi tutte sono motivate e quando non lo sono del tutto comunque si armonizzano bene con le immagini.)
Analizziamo alcune transizioni.
0:06 – 0:13
Le prime tre transizioni, quelle tra le raffigurazioni delle quattro stagioni, corrispondono ai versi iniziali della poesia che sono molto ritmati: il tipo di transizione e la breve durata delle inquadrature accentuano questo ritmo creando quasi una danza di immagini.
0:23 La transizione che precede il pane elabora l’immagine facendola sembrare l’impasto del pane prima che entri in forno e corrisponde con il verso “smell Nana’s freshly baked bread”.
0:38 Qui c’è lo sfogliare di una pagina che scopre l’immagine disegnata di una casa – immagine su un libro.
1:06 L’immagine della notte si disintegra in piccoli quadrati neri che volano sull’immagine che segue: il bosco autunnale. Il verso qui recita “watching as silent silver wind, scattering crisp brown leaves in a final dance…”. La transizione digitale quindi diventa molto efficace creando questo effetto di pezzi d’immagine, facendoli sembrare foglie che svolazzano.
1:23 Questa transizione pixellata corrisponde al verso che parla del gelo e i pixel trasmettono l’idea del ghiaccio e del congelamento.
1:53 La transizione a tendina circolare qui scopre gradualmente l’immagine di un albero diviso in quattro segmenti, ognuno dei quali rappresenta una stagione. Il movimento della tendina scopre i segmenti uno alla volta e corrisponde alla conclusione della poesia dove esprime i quattro sentimenti provati nelle quattro stagioni.
- Esempio di risposte a domande
Cosa colpisce la tua attenzione? Quale è il messaggio che comunica la digital story?
La fluidità del racconto e il senso di armonia che creano le immagini.
La digital story comunica il messaggio contenuto nella poesia che sta interpretando, cioè le caratteristiche delle stagioni e come si vivono a casa di Nana.
Com’è costruito il video?
(Analizza le tecniche usate per attirare la tua attenzione: composizione, colori, piani, campi, angolazioni, luce ecc. e spiega come contribuiscono alla costruzione del senso).
La risposta a questa domanda è quella contenuta in de-costruzione e interpretazione sopra.
Chi ha creato la digital story e con quale intenzione (informare, convincere, divertire)?
La digital story è stata creata da bambini/alunni di circa 11-12 anni per un compito a scuola e per divertire altri bambini con la loro trasformazione di una poesia in una creazione visiva.
A chi è diretto il messaggio?
Il messaggio è diretto a chiunque voglia divertirsi vedendo una poesia fatta di parole diventare immagini non solo mentali ma multimediali.
Cosa non è stato incluso nel messaggio?
Le parole scritte (che qui non servivano).
4. Trasformare una storia scritta in una storia ad immagini
Il veicolo della storia tradizionale è la parola scritta o la voce, come accade nella storia orale. Il senso e il significato vengono pertanto veicolati attraverso il linguaggio verbale e non verbale (es. tono della voce). Nella “Digital Story” i veicoli si moltiplicano e si può avere una combinazione di vari elementi visivi e audio: foto, video, disegni, mappe, testi, voce, musica, rumori. Senso e significato vengono comunicati attraverso il linguaggio audiovisivo, vale a dire, il modo in cui alcuni o tutti questi elementi vengono assemblati insieme.
Ripercorriamo di seguito i passaggi da seguire per realizzare una Digital Story. L’iter qui delineato può richiedere una successione diversa a seconda dei casi e delle volte alcuni passaggi dovranno essere eseguiti contemporaneamente.
Step 1 - Ideazione, story map e scripting
Prima di tutto bisogna pensare a che cosa vogliamo raccontare, al messaggio che vogliamo far passare e a come vogliamo comunicarlo. E' quello che nell'Unità 1 abbiamo chiamato 'Ideazione' . In questa fase è importante buttare giù le nostre idee in forma prima, attraverso una mappa prima (story map) e un copione successivamente (script). Se si lavora in gruppo, si suggerisce di partire con un brainstorming e di appuntare ciò che via via va emergendo nel corso della discussion. Quando troviamo l’idea giusta, iniziamo a scrivere la nostra storia, prima in forma di mappa, da sottoporre a successive revisioni, e poi di copione. La storia scritta sarà lo scheletro della nostra “Digital Story”, il testo che seguiremo per la nostra creazione. Se poi sceglieremo di utilizzare il testo nel prodotto audiovisivo, questo scheletro subirà varie trasformazioni ed elaborazioni nel corso della produzione finché non raggiungerà la forma adatta (un po' come avete fatto registrando il vostro copione nel corso dell'Unità 2). Se oltre alla voce registrata si useranno anche immagini, video, o disegni, il testo narrativo subirà ulteriori adattamenti, anche in relazione al ritmo che sceglieremo per la nostra storia.
Step 2 - Scelte visive e sonore
Una volta messa a punto la storia occorre scegliere gli elementi visivi e sonori da utilizzare.
Cosa usiamo? Le opzioni possono essere diverse....
un testo scritto che appare sulle immagini o tra le immagini oppure una voce registrata sulle immagini (voice-over)? O niente di tutto ciò, ma solo immagini e musica?
immagini fisse (foto, disegni) o video (film, animazione)? Li creiamo noi o riutilizziamo materiali già pronti?
musica? rumori d’ambiente? effetti sonori?
Le nostre scelte su questi aspetti dipendono da due fattori: 1) i mezzi tecnici di cui disponiamo e le nostre abilità tecniche e 2) il messaggio che vogliamo comunicare.
La nostra “Digital Story” può contenere una combinazione di elementi diversi non necessariamente solo foto o solo video o solo disegni, ma anche una combinazione di foto con disegni e video. La cosa importante che bisogna tenere sempre in mente è che ogni scelta deve essere motivata dal senso del nostro messaggio e deve anche rispettare lo stile estetico che stiamo creando.
Step 3 - Cercare il ritmo: cosa determinerà il ritmo del prodotto audiovisivo?
Cosa prevale nella nostra “Digital Story”? La voce, le immagini, la musica?
Di solita quello che prevale determina il ritmo.
Nel caso in cui il testo di base fosse una poesia, è chiaro che il ritmo lo determinerà la poesia stessa insieme alla voce che la legge. Invece se abbiamo scritto noi la storia, il ritmo lo possiamo dare attraverso la voce che racconterà la storia oppure attraverso il montaggio delle immagini o video oppure attraverso la musica di sottofondo che scegliamo. Il ritmo può anche essere dato successivamente, durante il montaggio dei materiali.
Step 4 - Lo storytable o lo storyboard
A questo punto bisogna capire come sarà la nostra storia sul piano multimediale. Bisogna realizzare una story table oppure uno story board. Come illustrato nell'Unità 2, la funzione di questi strumenti è quella di visualizzare il modo in cui una storia si svolgerà visivamente prima che le immagini vengano prodotte concretamente. Ora ci focalizziamo sullo storyboard. Esso costituisce il vero testo della nostra “Digital Story” perché illustra con dei disegni o schizzi come apparirà la storia scena per scena. Non è necessario essere dei bravi disegnatori perché i disegni possono essere più o meno dettagliati. Le informazioni necessarie possono anche essere inserite con simboli o parole. Sotto ogni disegno vengono indicati:
il tipo di inquadratura: piano o campo (nel caso non siamo dei bravi disegnatori)
i movimenti della camera (panoramica, carrello) e delle frecce per indicare la direzione. Altre frecce all’interno del disegno indicano movimenti dei personaggi e degli oggetti.
l’audio: dialogo e musica
la durata dell’inquadratura
Lo storyboard è ovviamente soggetto a dei cambiamenti durante il processo di pre-produzione. Se apportiamo dei cambiamenti dopo l’inizio della produzione dei materiali, allunghiamo i tempi.
Di seguito trovate alcuni esempi di storyboard dai più elementari ai più avanzati realizzati con dei software digitali. (N.B. Bastano comunque un foglio e una matita!)
Un esempio di scheda per lo storyboard:
Il formato delle schede da usare per lo storyboard può variare a seconda delle esigenze del prodotto o delle preferenze personali.
Quando lavoriamo in classe con i bambini, usiamo dei procedimenti molto più semplici e pratici come lo story table. In classe può essere allestito un grande cartellone diviso in 3 colonne: una colonna intitolata Immagini, la seconda Testo, la terza Sonoro. Nelle rispettive colonne i bambini attaccheranno le loro foto o disegni che illustreranno la storia e dei post-it con i testi scritto o orali e con la descrizione dei rumori e della musica.
Step 5 - Creazione o ricerca dei materiali
Uno volta definito lo storyboard o lo story table, che rappresentano due strumenti fondamentali per pianificare il lavoro, si passa alla creazione dei materiali (foto, disegni, video, registrazioni) oppure alla loro ricerca sulla rete o in casa. Qui bisogna sempre tenere presenti le nostre capacità tecniche e i mezzi a nostra disposizione. Le attrezzature necessarie sono: un computer, una connessione Internet e un software per montare insieme i materiali (es. iMovie)
Altre attrezzature che possono servire, ma che non sono indispensabili sono: macchina fotografica, videocamera, cellulare con macchina fotografica e videocamera, scanner, registratore, software per animazione, software per creare lo storyboard.
Step 6 - Montaggio dei materiali
Il passo finale è quello del montaggio di tutti i nostri materiali seguendo lo storyboard. Si mettono insieme le parti video e le parti audio e si controllano le corrispondenze tra loro. Occorre stare attenti ai tempi, alla durata, al ritmo e ai passaggi tra le inquadrature (le transizioni).
Buon lavoro!