Ciao Chiara,
trovo molto interessante riflettere su questo tema.
Non credo sia da demonizzare l'uso delle tecnologie, certo ogni età ha bisogno a mio parere di una supervisione diversa da parte dell'adulto, perchè il fatto di saper usare tablet, pc, smarphone ecc. non vuol dire necessariamente che i bambini abbiano competenze strutturali su tali strumenti.
Invece, per quanto riguarda l'uso delle tecnologie didattiche nella scuola bisognerebbe innanzi tutto chiedersi se dal punto di vista empirico risulti che l'utilizzo di tali tecnologie abbia di fatto migliorato l'apprendimento nei bambini.
Vi cito le parole del professor Calvani, che certamente meglio di me sa spiegare qual'è il rapporto tra tecnologie e apprendimento al giorno d'oggi:
"L’Evidence Based Education (EBE), quale orientamento impegnato nella elaborazione, raccolta e diffusione di conoscenze affidabili circa l’efficacia di differenti opzioni didattiche (cfr. Calvani & Vivanet, 2014; Vivanet, 2014a), ha prodotto negli ultimi anni una vasta letteratura sull’impatto delle tecnologie nei contesti di istruzione (Sivin-Kachala & Bialo, 1994; Schacter, 1999; Kulik, 2003; Noeth & Volkov, 2004) 3. Parte della letteratura prodotta negli scorsi decenni mostra come esse abbiano un effetto sostanzialmente irrilevante nel migliorare i risultati di apprendimento, posizioni spesso riconosciutesi nell’affermazione «no significant difference» (cfr. Fabos & Young, 1999; Russell, 1999). Negli anni più recenti, uno dei lavori che maggiormente ha avuto risalto nella letteratura EBE è la vastissima meta-analisi di secondo ordine condotta da Hattie (2009), il quale ha sintetizzato i dati provenienti da oltre ottocento altre meta-analisi con l’obiettivo di individuare i fattori (suddivisi in sei categorie: lo studente; l’ambiente domestico; l’ambiente scolastico; l’insegnante; il curriculum; e l’insegnamento) che influenzano i risultati degli studenti in età scolastica.
2 Una meta-analisi è una tecnica standardizzata di comparazione che consente di sintetizzare i risultati di singole ricerche, dette studi primari (cfr. Glass, 1976), tipicamente ricerche sperimentali (del tipo randomized controlled trial – RCT) o quasi-esperimenti controllati. Una meta-analisi di secondo ordine sintetizza i risultati provenienti da un insieme di meta-analisi su un dato argomento (cfr. Hunter & Schmidt, 2004), in altre parole può essere definita una meta-analisi di meta-analisi. 3 La letteratura EBE disponibile è di un’ampiezza tale che richiederebbe un’analisi che va oltre i limiti del presente contributo. Ai fini di quest’ultimo, si è compiuta una ricerca indirizzata a meta-analisi o vaste ricerche sperimentali sul tema tramite Google, Google Scholar e le banche dati di ERIC, del What Works Clearinghouse, dell’EPPI-Centre, e dell’Education Endowment Foundation.
Antonio Calvani - Giuliano Vivanet
ECPS Journal – 10/2014 http://www.ledonline.it/ECPS-Journal/ 86
Uno dei primi elementi che emerge in questa indagine è la ridotta influenza positiva, fatta eccezione per i metodi video interattivi, prodotta da fattori riconducibili direttamente all’impiego di tecnologie didattiche (Tabella 1); si consideri che il valore di influenza stimato da Hattie (2009) oltre il quale si può parlare di ES rilevante è pari a 0.40. Si nota come i metodi video interattivi mostrano le evidenze di efficacia maggiori (interactive video methods, ES 0.52 con range di variazione 0.41 - 0.65); seguiti dall’istruzione assistita da computer (computer assisted instruction – CAI, ES 0.37 con range 0.08 - 1.05) e dalle simulazioni (simulations, ES 0.33 con range 0.20 - 0.43) (cfr. Landriscina, 2013). Risultati di efficacia sensibilmente inferiori si registrano per l’istruzione programmata (programmed instruction, ES 0.24 con range 0.08 - 0.43); i metodi audiovisivi (audio-visual methods, ES 0.22 con range 0.02 - 0.71); l’apprendimento basato sul web (web-based learning, ES 0.18 con range 0.14 - 0.24) e la formazione a distanza (distance education, ES 0.09 con range 0.02 - 0.37). Sostanzialmente in linea con i dati derivanti da Hattie, appaiono le conclusioni tratte da Tamim e colleghi (2011) che hanno condotto una meta-analisi di secondo ordine sull’impatto delle tecnologie (escluse esperienze di online learning, poiché già trattate in differenti studi, citati nel seguito di questo contributo) sui risultati di apprendimento nelle fasce di istruzione primaria, secondaria e post-secondaria. In essa, sono state incluse 25 meta-analisi (per un totale di 1.055 studi primari e oltre 100.000 studenti), pubblicate tra il 1988 e il 2007, in cui sono messi a confronto esperienze didattiche supportate da tecnologie (quali word processor, sistemi CAI, simulazioni, ipermedia) con attività didattiche svolte in classe che non prevedono un supporto tecnologico. Il valore medio di ES derivante da tale sintesi è pari a 0.35 (p < .01). Risulta, inoltre, essere significativa l’influenza di due variabili moderatrici: il tipo di impiego della tecnologie (come istruzione diretta o supporto didattico) e il grado di istruzione. Più in dettaglio, risulta un ES pari a 0.42 in caso di tecnologie impiegate come supporto didattico (contro lo 0.31 dell’istruzione diretta) e pari a 0.40 per la fascia K-12 (contro un 0.29 nella fascia post secondaria)."
Quindi penso che, sapere utilizzare le tecnologie, in generale, non solo quelle didattiche intendo, sia molto importante e che renda i bambini capaci di interfacciarsi con il mondo che li circonda, ma ritengo anche altrettanto importante discernere caso per caso, contesto per contesto e decidere consapevolmente come i bambini debbano porsi nei confronti della tecnologia. Renderli critici e soprattutto competenti nell'uso di tali strumenti e non solo fruitori passivi.