Muri eloquenti: orchestrazioni iconografiche e illusionistiche in nove cicli di pittura murale fra Due e Trecento (1260-1395)
II semestre, I sottosemestre (inizio delle lezioni giovedì 27 febbraio, ore 13)
Aula 5, via Gino Capponi 9
Lunedì ore 13-15
Mercoledì ore 15-17
Giovedì ore 13-15
Esercitazioni di attribuzione tutti i lunedì, ore 15-17, aula 5
(aperte a tutti)
Fra Duecento e Trecento lo sviluppo esponenziale di cicli narrativi religiosi nella pittura murale ha comportato una nuova tensione a valorizzare la specificità degli spazi architettonici, a suggerire originali sequenze di lettura, corrispondenze e contrappunti, ad innescare un’interazione inedita con lo spettatore. L’esame comparato di alcuni casi ben conservati, di epoca e collocazione assai diverse, può aiutare a enucleare i problemi interpretativi che scaturiscono dall’esame dei cicli pittorici murali, considerati in rapporto alla loro funzione e al loro contesto. Sullo sfondo è la tradizione autorevole dei grandi cicli tipologici delle basiliche romane, che proponevano una lettura in parallelo delle storie dell’Antico Testamento e di quelle di Cristo. Lo sviluppo del culto dei santi, legato soprattutto all’affermazione degli ordini mendicanti e delle realtà comunali, suggerì forme inedite di correlazione delle storie ad essi relative e di quelle cristologiche e mariane (a partire dal primo ciclo nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi, verso il 1260, con cinque storie di Cristo affrontate a cinque storie di San Francesco, alter Christus, nr. 1; audacemente nel cappellone di Tolentino, funzionale al sostegno della canonizzazione del santo agostiniano marchigiano, verso il 1320, nr. 4; ancora, in forme più discrete nella sala capitolare dei domenicani fiorentini, per le storie di San Pietro Martire, a complemento di complesse allegorie ecclesiologiche, nel 1366-1368, nr. 7, ovvero per le storie di San Ludovico da Tolosa, nella cappella Gonzaga in San Francesco a Mantova, verso il 1372, nr. 8). Tradizione evangelica e attualità civica si coniugano nel sapiente raccordo fra le storie della Vergine e quelle della reliquia della Cintola approdata a Prato dalla Terra Santa nella cappella affrescata da Agnolo Gaddi nel 1392-1395 (nr. 9). Il ciclo grandioso di ben ventotto storie di San Francesco, srotolato dal giovane Giotto, verso il 1290-1292 lungo le pareti della navata della basilica superiore di San Francesco ad Assisi, rappresenta in tale contesto un punto di non ritorno, che verrà pure tenuto di riferimento indispensabile, per l’irruzione attraverso le storie di un santo moderno di un’inedita attualizzazione, ma anche per la riforma radicale del sistema delle incorniciature o partimenti, in senso potentemente illusionistico. I cicli considerati impegnano spazi architettonici di forma, dimensioni e funzioni assai diverse, ma un motivo costante è la regia drammaturgica, mirante al coinvolgimento empatico dei fedeli, con vertice nel racconto della Passione di Cristo. Per comprendere questo aspetto è necessario considerare i giochi di corrispondenze, la concatenazione delle scene, la disposizione entro spazi percorribili, con soluzioni via via diverse (dal Maestro di San Francesco nella basilica inferiore di Assisi, nr. 1, a Guido da Siena nella chiesa inferiore del Duomo di Siena, verso il 1270, nr. 2, a Pietro Lorenzetti nel transetto sinistro della basilica superiore di Assisi, verso il 1320, nr. 3, e via dicendo). Si analizzerà la varia interferenza della devozione popolare (così le storie apocrife e aneddotiche della Fuga in Egitto e dell’infanzia di Cristo riservate ai pilastri della chiesa inferiore del Duomo di Siena, dove si concentrava la pietà laicale, nr. 2) ovvero di contenuti dottrinari più sofisticati per la destinazione ai colti frati domenicani riuniti in capitolo (nel cappellone degli Spagnoli, in Santa Maria Novella, affrescato da Andrea Bonaiuti nel 1366-1368, nr. 7). La celebrazione elitaria di una rifondatrice del monastero di clarisse di Barcellona, la Regina Elisenda, giustifica un ciclo particolarissimo, ricavato preziosamente in uno spazio quasi di risulta fra il coro della chiesa e il chiostro, a lato della sua sepoltura opistografa, a Pedralbes, alla metà del Trecento (nr. 6). La sepoltura di Nicola da Tolentino è all’origine dell’erezione e decorazione di uno spazio particolarissimo e grandioso, il cappellone affrescato da Pietro da Rimini verso il 1320, nell’attesa del processo di canonizzazione del 1324 (nr. 4). La funzione funeraria, riservata alle famiglie committenti, è all’origine di investimenti spettacolari ed interagisce nell’articolazione stessa di tanti cicli, come mostra in maniera esemplare quello di Taddeo Gaddi, da integrare con il cenotafio di Giovanni di Balduccio, la pala d’altare di Giotto e le vetrate istoriate, nella cappella dell’Annunciazione di patronato dei Baroncelli, in Santa Croce (nr. 5). Si va per gradi verso una crescente varietà di soluzioni, piegate ad esprimere istanze sempre più varie e coesistenti, ponendo così le premesse fondamentali per lo sviluppo dei grandi cicli quattrocenteschi.
Lista dei cicli analizzati:
- ASSISI, Basilica inferiore di San Francesco. Maestro di San Francesco: storie di Cristo e storie di San Francesco (1260 circa).
- SIENA, Duomo, chiesa inferiore. Guido da Siena e collaboratori: storie dell’Antico testamento e storie di Cristo (1270 circa).
- ASSISI, Basilica inferiore di San Francesco. Pietro Lorenzetti: storie della Passione di Cristo (1317-1319 e 1322-1323).
- TOLENTINO, Santuario di San Nicola, cappellone. Pietro da Rimini: storie di Cristo e della Vergine e storie di San Nicola da Tolentino (1320 circa).
- FIRENZE, Santa Croce, cappella Baroncelli. Taddeo Gaddi: storie della Vergine (1328-1330 circa).
- BARCELLONA, monastero di Santa Maria a Pedralbes, cappella di San Michele. Maestro di Pedralbes (Pseudo-Ferrer Bassa): storie della Vergine e di Cristo (1346-1350 circa).
- FIRENZE, Santa Maria Novella, sala capitolare (detta cappellone degli Spagnoli). Andrea Bonaiuti: storie della Passione di Cristo, storie di San Pietro Martire, allegorie domenicane (1366-1368).
- MANTOVA, San Francesco, cappella Gonzaga. Serafino de’ Serafini: storie della Passione di Cristo e storie di San Ludovico da Tolosa (1372 circa).
- PRATO, prepositura di Santo Stefano (poi Duomo), cappella della Sacra Cintola. Agnolo Gaddi: storie della Vergine e storie della Sacra Cintola (1392-1395).
- Bibliografia di riferimento:
Fondamentali sono gli appunti delle lezioni e i pdf di immagini che saranno disponibili sulla piattaforma Moodle (e-learning) del sito Unifi.
Sulle problematiche più generali affrontate nel corso esistono degli studi importanti, che possono servire di riferimento per chi volesse approfondire:
Eve Borsook, The Mural Painters of Tuscan, from Cimabue to Andrea del Sarto (1960), IIa ed. The Clarendon Press, Oxford 1980.
Marilyn Aronberg Lavin, The Place of Narrative. Mural Decoration in Italian Churches, 431-1600, The University of Chicago Press, Chicago 1990.
Joachim Poeschke, Wandmalerei der Giottozeit in Italien 1280-1400, Hirmer, München 2003 (esiste pure in traduzione inglese, Italian Frescoes. The Age of Giotto, 1280-1400, Abbeville Press, New York – London 2003, e in traduzione francese, Fresques italiennes. Du temps de Giotto, 1280-1400, Citadelles, Paris 2003).
Hanna Christine Jacobs, Raumerzählung. Narration und raumliche Disposition hagiographischer Bilderzyklen des Tre- un Quattrocento, Deutscher Kunstverlag, Berlin 2019.
Si segnala inoltre:
Andrea De Marchi, Vasari e i “partimenti”, in Giorgio Vasari e il cantiere delle Vite del 1550, atti del convegno di Firenze del 26-28 aprile 2012 (Kunsthistorisches Institut in Florenz Max-Planck-Institut, Studi e Ricerche 9), a cura di Barbara Agosti, Silvia Ginzburg e Alessandro Nova, Marsilio, Venezia 2013, pp. 359-370.
Sui singoli cicli:
(1) Serena Romano, Le storie parallele di Assisi: il Maestro di S. Francesco, in “Storia dell’arte”, 1982, 44/46, pp. 63-81.
(2) Alessandro Bagnoli, Alle origini della pittura senese. Prime osservazioni sul ciclo dei dipinti murali, in Sotto il duomo di Siena. Scoperte archeologiche, architettoniche e figurative, a cura di Roberto Guerrini, Silvana, Cinisello Balsamo (MI) 2003, pp. 107-147; Andrea De Marchi, Una rilettura del ciclo duecentesco nella chiesa inferiore del Duomo di Siena nella prospettiva della Maestà di Duccio, in “Ricerche di storia dell’arte” (Duomo di Siena 1300. Affreschi, policromie, apparati: un network di immagini, a cura di Fulvio Cervini e Andrea De Marchi), 2016, 120, pp. 33-46; Irene Samassa, Per una rilettura del ciclo iconografico sotto il Duomo di Siena, con alcune integrazioni, ivi, pp. 19-32.
(3) Luciano Bellosi, Pietro Lorenzetti ad Assisi, DACA, Assisi 1982; Carlo Volpe, Pietro Lorenzetti, Electa, Milano 1989; Andrea De Marchi, Partimenti assisiati: il Maestro di Figline e la sua bottega, in Medioevo: le officine, atti del convegno di Parma (22-27 settembre 2009) a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Electa, Milano 2010, pp.623-634.
(4) Fabio Bisogni, Gli inizi dell’iconografia di Nicola da Tolentino e gli affreschi del cappellone, in San Nicola, Tolentino, le Marche. Contributi e ricerche sul processo (a. 1325) per la canonizzazione di San Nicola da Tolentino, atti del convegno di Tolentino (4-7 settembre 1985), Tolentino (MC) 1987, pp. 255-296; Il Cappellone di San Nicola a Tolentino, Silvana, Cinisello Balsamo (MI) 1992.
(5) Andrew Ladis, Taddeo Gaddi. Critical Reappraisal and Catalogue Raisonné, University of Missouri Press, Columbia 1982.
(6) Joaquín Yaza, Bassa e il maestro dell’Incoronazione di Bellpuig, in “Notizie da Palazzo Albani”, XXXII/XXXIX, 1993/2000, pp. 37-56; Lidia Font – Rosa Senserrich Espuñes, La Conservació dels murals de la capella de Sant Miquel del Reial Monestir de Santa Maria de Pedralbes, in “Documents del Musu d’Història de Barcelona”, 2015, 9, pp. 71-104.
(7) Gaia Ravalli, L’egemonia degli Orcagna e un secolo di pittura a Santa Maria Novella, in Santa Maria Novella. La basilica e il convento. 1. Dalla fondazione al tardogotico, a cura di Andrea De Marchi, Mandragora, Firenze 2015, pp. 157-245, speciatim 208-229.
(8) Andrea De Marchi, La passione secondo Serafino, Comune di Piacenza, Piacenza 1999.
(9) Agnolo Gaddi e la cappella della cintola: la storia, l’arte, il restauro, a cura di Isabella Lapi Ballerini, Polistampa, Firenze 2009.
- Docente: DE MARCHI ANDREA