introduction to philosophy week 4

introduction to philosophy week 4

di BIGOZZI ISABELLA -
Numero di risposte: 1

Buongiorno, ecco il resoconto della week 4 del mio mooc

Cosa significa avere una mente? Mente e cervello sono la stessa cosa? La mente è qualcosa di materiale o si distingue dal cervello? La Dott.ssa Suilin Lavelle parte dal contributo di Cartesio che ha nettamente separato la mente dal cervello: il cervello appartiene al regno della materia mentre la mente è qualcosa di immateriale; cervello e mente sono fatti di sostanze diverse perciò si parla di dualismo cartesiano. Ma esistono dei rapporti tra le due sostanze e di che natura sono? Elisabetta di Boemia obiettò a Cartesio che una volta postulata la natura immateriale della mente, si avrebbe una sostanza immateriale in grado di produrre cambiamenti e di muovere le sostanze materiali: cosa secondo lei impossibile perché ci vuole qualcosa di fisico per muovere la materia come quando una palla colpisce un'altra spostandola. Più in generale il fatto che le due sostanze siano totalmente diverse rende problematica la loro interazione. Il materialismo risolve il problema postulando l'esistenza di un'unica sostanza, quella fisica, di cui siamo fatti sia noi sia la realtà. Secondo una corrente materialista, l'identity theory, ad ogni stato fisico corrisponde un determinato stato mentale. Se i corpi di due persone fossero identici fisicamente sotto tutti gli aspetti, allora avrebbero lo stesso stato mentale. I pensieri possono essere descritti in puri termini fisici. Hilary Putnam nel 1967 sostiene che ad un medesimo stato psicologico, ad esempio la paura, corrispondevano molteplici realizzazioni fisiche: l'uomo, il polipo, la scimmia, il cane possono provare paura. Putnam crede che non sia importante cercare di capire di cosa siano fatti i pensieri, ma solo come funzionino. Le sedie possono essere fatte con materiali diversi, ma hanno tutte la stessa funzione. La corrente materialistica chiamata funzionalismo ritiene importante solo lo studio di come funzionano gli stati mentali, da cosa sono causati e che comportamenti inducono.

Alan Turing negli anni 50 si chiese se le macchine fossero in grado di pensare. Per rispondere a questo interrogativo propose questo esperimento: una persona poteva fare tutte le domande che voleva a un computer e ad un essere umano, senza vedere chi fosse a rispondere, se la macchina o la persona. Se l'essere umano non fosse stato in grado di individuare il computer, allora si poteva sostenere che esso pensasse come un essere umano. Il test di Turing ha lo stesso scopo del test che Harrison Ford somministra ai replicanti in Blade Runner. Searle con l'esperimento della stanza cinese sostiene che c'è una grande differenza tra una macchina e un uomo: la macchina è in grado di elaborare dei dati in entrata e dare un flusso di dati in uscita solo perché è programmata in tal senso, ma non c'è nessuna comprensione dei dati elaborati. L'uomo ha bisogno di comprendere il significato dei simboli per essere in grado di dare una risposta. Se un uomo fosse chiuso in una stanza e ricevesse dei dati in entrata e avesse un libro dove è scritto che a quel dato in entrata deve rispondere con un determinato dato in uscita, allora quell'uomo si troverebbe nella stessa situazione di un computer e sarebbe in grado di sostenere una conversazione in cinese anche senza conoscere il cinese, se i dati in entrata e uscita fossero in tale lingua, ma non avrebbe nessuna consapevolezza di quello che sta facendo. Questo ci introduce al problema della coscienza: cosa dona consapevolezza alla materia?

Il tema affrontato nel secondo modulo è la filosofia della scienza. Cos'è la scienza e quali sono i suoi fini? Secondo alcuni autori la scienza, attraverso prove sperimentali disponibili, ci fornisce un'accurata descrizione e analisi in qualsiasi campo di indagine; in altre parole dalla scienza dobbiamo aspettarci che salvi il fenomeno. Secondo altri questo non è sufficiente: la scienza deve anche raccontarci una storia vera sul fenomeno: perché si verifica, quali meccanismi sono coinvolti nella sua produzione. E spesso si fa ricorso a entità che sono invisibili all'occhio umano come protoni, filamenti di DNA e così via. Consideriamo l'astronomia, una delle discipline scientifiche più antiche. La teoria degli antichi greci non pretendeva né di spiegare il reale moto dei pianeti, né di fare ipotesi probabili: mirava sostanzialmente a salvare le apparenze. Il metodo di Galileo, che spiegava il reale moto dei pianeti, appartiene al realismo scientifico: se accettiamo una teoria scientifica, allora crediamo che quella teoria sia vera o approssimativamente vera, cioè ciò che la teoria dice relativamente a degli oggetti, nel mondo reale si verifica.  Il realismo scientifico si appella all'argomento del nessun miracolo secondo cui sarebbe impossibile che i successi e il progresso della scienza fossero dovuti ad un miracolo: le teorie scientifiche sono verificate dall'avverarsi dei fenomeni che predicono. L'empirismo costruttivo, teoria antirealista, sostiene che una teoria scientifica non ha bisogno di essere vera per essere una buona teoria, basta che fornisca una descrizione adeguata della realtà. Secondo Bas Van Fraassen, principale esponente dell'empirismo costruttivo, la scienza non può dire nulla sulla metafisica: le entità  non osservabili come gli atomi e gli elettroni sono fuori dalla portata della conoscenza umana.

Un saluto da Isabella

In riposta a BIGOZZI ISABELLA

Re: introduction to philosophy week 4

di FORMICONI ANDREAS ROBERT -

Sì. La scienza non consente di conoscere nulla delle "cose", ovvero non la loro essenza. Non risponde a "cos'è" ma a "come accade".  Sembra che spieghi l'essenza ma solo superficialmente. Le masse si attirano secondo la forza di gravità di Newton. C'è anche la formula: la forza fra due corpi è eguale al prodotto delle loro masse diviso il quadrato della distanza che le separa e moltiplicato per la costante di gravitazione universale. Ed è assolutamente vera quella formula nel senso che ci consente di spedire la gente sulla luna e di piazzare con precisione micrometrica innumerevoli satelliti in orbita. Ma cos'è in sé la "forza". Nulla. Un artificio mentale che fa tornare le cose. Tant'è che la teoria della relatività generale di Einstein "contiene" quella di Newton, in tutto e per tutto, ma va oltre, spiegando altri fenomeni che la teoria di Newton non può spiegare, come la posizione delle stelle che nel firmamento stanno giusto dietro o in prossimità del sole. Ma il concetto di forza dov'è nella teoria di Einstein? Non c'è. I gravi cadono sulle masse per via della distorsione geometrica che queste causano sullo spazio-tempo. Allora cos'è più vero? Il concetto di forza o la distorsione spazio-temporale? Non si sa. O nessuno dei due e tutti e due. Si usa quello che serve, di volta in volta...