introduction to philosophy week 5

introduction to philosophy week 5

di BIGOZZI ISABELLA -
Numero di risposte: 1

Buongiorno, ecco il resoconto dell'ultima settimana del mio mooc.

Il quinto modulo affronta il tema della libertà  del volere. L'azione dell'uomo è determinata dal suo libero volere? La risposta ha delle importanti implicazioni anche in relazione alla responsabilità  dell'azione: se l'azione è liberamente scelta risulta chiara la responsabilità dell'agente; se invece la scelta è determinata da cause esterne, l'agente è responsabile di azioni che non ha scelto liberamente di compiere? Secondo il determinismo, che ha una visione meccanica della realtà, tutte le azioni dell'uomo sono inserite in una concatenazione causale, dipendono dalle condizioni precedenti. Una decisione dipende da molteplici cause che si intrecciano fra loro: la salute, la condizione economica, la cultura, il tipo di famiglia in cui si è cresciuti, le esperienze precedenti, l'educazione ricevuta e così via. L'uomo pensa di decidere liberamente ma in realtà la libera scelta è solo un'illusione in quanto è determinata da cause che sfuggono al controllo (ma anche alla comprensione e alla consapevolezza) dell'agente. Per il determinismo il mondo naturale è regolato da leggi causa-effetto e anche noi siamo determinati da una lunga concatenazione di cause. Nulla sfugge alla catena. Un'obiezione al determinismo si può trovare nell'indeterminazione presente a livello quantico: una particella si può muovere in una direzione oppure in un'altra in modo del tutto casuale.  

Secondo il liberismo l'uomo è agente speciale di causazione: la causa origina nell'agente stesso. (Questa teoria si sposa bene con la concezione religiosa secondo cui Dio ha dotato l'uomo di libera volontà). Ma se l'uomo fa eccezione nella natura essendo agente speciale di causazione, allora l'uomo è un essere soprannaturale? Secondo Kant i nostri pensieri sono una nostra creazione, non sono determinati da cause esterne: il sé noumenico è altro rispetto al sé fenomenico. Quindi l'uomo è responsabile delle sue scelte. Tuttavia quando l'uomo prende una decisione, lo fa per una ragione: quindi alla base della sua decisione c'è una causa, ed è questa ragione che determinato la decisione; questo sembra farci ricadere nella catena causale. Secondo il compatibilismo l'azione dell'uomo non è libera ma ciò nonostante l'uomo è responsabile delle sue azioni: quello che conta sono le decisioni che l'uomo prende, non da che cosa derivino. L'importante è l'azione, ciò che l'uomo fa, non la catena causale che ha determinato l'azione. Se una persona tenta di ferirmi, questo è quello che conta, a nulla valgono scusanti come "non potevo fare altrimenti". Secondo il determinismo estremo l'uomo è completamente determinato e non è responsabile delle sue azioni: Strawson argomenta che saremmo responsabili delle nostre azioni solo se le avessimo scelte liberamente. Le nostre azioni dipendono dal nostro carattere e non abbiamo scelto noi il nostro carattere: esso deriva dai nostri geni, dai nostri genitori, dalla nostra educazione, dalle nostre esperienze; non siamo dunque liberi.

L'ultimo modulo del mooc contempla la possibilità del viaggio nel tempo. Viaggiare nel tempo è logicamente impossibile? Lewis nel 1976 prova a difendere la possibilità  logica del viaggio nel tempo e inizia operando una distinzione tra tempo esterno e tempo personale; il tempo esterno è quello registrato dal mondo: dal sorgere del sole, dal movimento della lancetta dell'orologio; mentre quello personale è registrato dalla morte delle cellule del corpo, dai processi di digestione, dal battito del cuore etc... Per l'uomo, (se l'uomo non ha mai viaggiato nel tempo), tempo esterno e tempo interno coincidono. Nel caso del viaggio temporale, tempo esterno e tempo personale divergono: se il viaggio è nel futuro, la direzione dei due tipi di tempo è la stessa ma non la durata; un tempo personale di 5 minuti può essere un salto di 50 anni nel tempo esterno. Se il viaggio è verso il passato, tempo esterno e tempo personale divergono sia nella direzione, sia nella durata. Secondo Einstein il tempo come assoluto è solo una tenace illusione: non esiste il tempo se non in rapporto allo spazio, non bastano 3 dimensioni a descrivere la realtà  che è quadridimensionale (concetto di spazio-tempo). La teoria della relatività sembra prevedere la possibilità  che, in determinate circostanze, un movimento di massa estremamente rapido possa provocare la divergenza tra tempo esterno e personale. Kurt Godel si interessò di questo tema. Ecco un link per chi fosse interessato ad approfondire: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/08/la-macchina-del-tempo-di-kurt-godel.html?refresh_ce

La classica obiezione alla possibilità  del viaggio nel tempo è  il così detto "paradosso del padre": ammettiamo che un uomo vada indietro nel tempo e uccida suo padre prima che il padre abbia avuto figli, come potrebbe tornare alla realtà  dopo aver eliminato la causa della sua esistenza? In tal caso quell'uomo esisterebbe e non esisterebbe allo stesso momento, il che è logicamente impossibile. Lewis risponde sostenendo che un avvenimento può accadere una sola volta nel tempo: se mio padre è morto nel 2016, io non posso ucciderlo tornando nel 1960, il mio progetto è destinato al fallimento. Tuttavia secondo Lewis un viaggiatore del tempo può avere un impatto sul passato in senso controfattuale, cioè se non fosse stato presente, gli eventi avrebbero potuto prendere una piega diversa. Il filosofo analizza anche i cicli causali, ossia un evento che è tra le cause di se stesso. Se io viaggio nel tempo e regalo a Shakespeare una copia completa delle sue opere prima che egli le abbia scritte, e in seguito lui le copia e diventano famose, ci si potrebbe chiedere (e risulterebbe impossibile rispondere alla domanda) chi ha scritto l'Amleto. Forse nessuno.

Un caro saluto da Isabella


In riposta a BIGOZZI ISABELLA

Re: introduction to philosophy week 5

di FORMICONI ANDREAS ROBERT -

Qui mi limito a dire che è buffo che alcuni dei miei commenti a questi tuoi bei post abbiano introdotto aspetti comparsi nei post successivi, come questo della relatività generale, di cui mi ero servito come esempio dove si sostituisce un concetto completamente diverso al posto di uno abituale, come quello di forza, che perde così la sua "forza". Proprio grazie alla curvatura dello spazio-tempo, dove sia lo spazio che il tempo perdono il loro significato di valori assoluti, diventando relativi rispetto ai sistemi di riferimento e alla presenza di masse.  Per farsi una vaga idea della curvatura dello spazio tridimensionale si può calare di una dimensione. Noi viviamo su di una superficie che ci pare piatta se ignoriamo il fatto di vivere su di un pianeta tondo allora possiamo assumere che camminando in linea retta ci allontaneremo all'infinito. Invece no, ci ritroveremmo al punti di prima. Perché? Perché la superficie bidimensionale che popoliamo è curva.