Gentile prof. Lanfredini,
Procedo a dare il mio resoconto, molto positivo nel complesso, rispondendo prima di tutto alle domande che ha posto.
1. Non posso essere troppo precisa su questo punto, ma vorrei comunque dire che, indipendentemente dalla "forma pratica" in cui questo corso si è incarnato (quella del dibattito regolamentato, appunto), trovo particolarmente appropriato questo aspetto attivo del corso, anzi indispensabile per una didattica della filosofia o filosofia della didattica. Personalmente trovo che l'attività di tipo laboratoriale e l'impegno pratico non abbia necessariamente bisogno, almeno in questo caso, di integrazione (anzi, forse rischierebbe di rendere tutto più artificioso).
2. Anche su questo punto non ho molto da suggerire. Ho trovato da un lato stimolante la divisione in ruoli, che permetteva una sorta di immedesimazione e dunque la possibilità di adottare un "atteggiamento puro" (fuori dal protocollo ognuno di noi è al tempo stesso argomentatore, dialogatore socratico, ecc.); dall'altro, forse questa risulta, proprio per tale motivo, troppo settoriale e, in alcuni casi, questo potrebbe rischiare di rendere più "attivi" solo in un determinato "modo di porsi", mentre sarebbe interessante tentare di "risvegliare" anche altre modalità, magari presenti ma "atrofizzate". Il punto è che non credo si possa facilmente seguire questa mia seconda osservazione, il ché la rende forse inutile.
3. Su questo sarò molto breve perché sono in realtà una forte sostenitrice del "gruppo misto". Trovo che l'integrazione tra punti di vista diversi sia stata davvero feconda.
4. L'ho trovato fecondo in due punti: a. perché è stato effettivamente (almeno per il nostro gruppo) una sorta di "banco di prova"; b. perché ha avuto un effetto "energizzante", ossia motivante, e ci ha stimolato ad essere ancora più sicuri e determinati di quel che eravamo. Tuttavia, forse il punto a. è in contraddizione con quello che l'incontro doveva essere nella prospettiva della sua progettazione, ossia una fonte di suggerimenti strategici o di modalità di formulazione delle argomentazioni. In ogni caso, a questo scopo è servito ampiamente l'incontro con Bruno Mastroianni, dunque non ne abbiamo sentito la necessità.
5. Qui mi riallaccio alla risposta 1. No, non credo ci sia stata una mancanza del "cosa", proprio perché il "cosa" è molto secondario in un insegnamento di questo tipo. Molto interessante sarebbe stato invece affrontare anche "modalità" differenti in cui le cose vengono appunto presentate, per vedere anche il confronto tra "modi", e non solo teoricamente, ma soprattutto nella personale disposizione a un certo atteggiamento quando si debba adottare una modalità al posto dell'altra.
6. Anche in questo caso rispondo brevemente (anche perché è una decisione che è giusto spetti a lei in quanto docente) che sono d'accordo sulla modalità con cui è stata condotta la valutazione. Fondamentalmente, il lavoro è stato di gruppo, e la performance finale dipendeva da ogni suo membro, quindi trovo che sia la soluzione migliore.
A questo aggiungo che sono molto soddisfatta e felice del lavoro che è stato svolto e che quindi vi ringrazio, a lei e Bruno Mastroianni, per questa opportunità. Personalmente, ne ho sentito molto giovamento.
Cordialmente,
Ilenia Salvietti