UN PROGETTO DI COMUNITÀ PER L’AREA METROPOLITANA FIORENTINA
Rigenerazione e ritorno alle origini a Sant’Angelo Vico l’Abate
Sintesi: obiettivi
e azioni del progetto
L’intervento a Sant’Angelo Vico l’Abate ha come obiettivo primario
la rigenerazione di una comunità. Oggetto dell’intervento non è solo la
ristrutturazione fisica di un complesso di origini medioevali, ma la
riattivazione, attraverso di esso, di modalità del vivere comunitario che
passano attraverso pluralità di individui che guardano insieme verso lo stesso
orizzonte e si fanno carico di attuarlo insieme. Questo “farsi carico” passa
attraverso il “prendersi cura”: delle persone, di una comunità, del paesaggio,
delle periferie esistenziali.
Per
questo la riqualificazione del manufatto rappresenta la base di un mosaico più
ampio, che nasce da un insieme di 4 famiglie di giovani imprenditori locali,
proprietari delle aziende agricole e agrituristiche che circondano il complesso
e che sono sostanzialmente gli abitanti della zona e della valle. Lavorando
quotidianamente i terreni, prendendosi cura delle loro case coloniche ed in
alcuni casi dando ospitalità turistica, hanno assistito a un progressivo abbandono
delle campagne della zona da parte dei suoi abitanti originari che ha
inevitabilmente coinvolto la vita agricola, sociale e religiosa che ruotava
attorno all'antico complesso di Vicolabate.
Il
progetto nasce dall’intento comune alla proprietà, a questi giovani e alla Parrocchia
di Gesù Buon Pastore a Casellina (che nel frattempo cercava locali per i ritiri
parrocchiali) di riqualificare e riportare in vita l'intero complesso, rispettando
le antiche destinazioni d'uso dei locali, di curare gli ambienti comuni
presenti nell'area (strade, sentieri, simboli e manufatti di tradizione
contadina) e migliorare l'efficienza energetica del complesso. La rete di
questi soggetti mira a gestire l'intero complesso fondendo risorse umane,
capacità e mezzi e che si sono uniti nell’adottare il complesso per farlo
rinascere.
Una
rinascita che non è sicuramente quella originaria, ma che si inserisce in spazi
e attività contemporanee, dove la dimensione locale incontra quella globale,
per delineare un modello di sviluppo alternativo, “glocale”, attraverso un
quadro di azioni strutturato e finalizzato a:
1.
la valorizzazione del bene culturale “Sant’Angelo Vico l’Abate”, che alla
riqualificazione fisica del manufatto accompagna la
promozione di attività culturali e artistiche, dai concerti agli stages di
pittura alle attività musicali, alla formazione di un coro
2. la valorizzazione del paesaggio e dell’agricoltura, attraverso
la definizione di spazi comuni per la lavorazione dei prodotti (oleificio) e la
vendita a marchio unificato, ma anche di spazi nuovi per coltivazioni locali di
qualità, dalle piante aromatiche agli ortaggi per le filiere corte e il
Biodistretto del Chianti, fino alla produzione di fiori autoctoni per
promuovere allestimenti nell’ambito della rete nazionale SlowFlowers Italia,
emanazione dell’omonima rete internazionale
3.
La tutela dell’ambiente, attraverso modalità di coltivazione e di risparmio
energetico il più possibile rispettose delle caratteristiche del contesto e del
paesaggio e della disponibilità delle risorse naturali (acqua, aria, sole), integrando
le agrienergie alle fonti tradizionali di approvvigionamento energetico
4 la crescita e la formazione giovanile attraverso l’agricoltura
sociale, ovvero l’attivazione di pratiche ed attività che impiegano le risorse
materiali ed immateriali dell’agricoltura per promuovere azioni educative,
terapeutiche, riabilitative, di inclusione socio.lavorativa, didattiche e
ricreative.
Descrizione delle
azioni di rigenerazione “Progetto Sant’Angelo”
La
gestione dei locali e del complesso prevede un sistema integrato di azioni che
si sviluppa su più livelli:
•
Gestione agricola:
utilizzo dei locali pre-destinati all'agricoltura per la realizzazione di un
frantoio, di una cantina e di un laboratorio sociale. Realizzazione di colture
florovivaistiche in collaborazione con l’associazione SlowFlowers Italy.
•
Eventi: utilizzo
della Chiesa per celebrazioni liturgiche inerenti possibili matrimoni, ritiri,
convegni, incontri, etc… che la diocesi di Firenze riterrà opportuno effettuare
negli ambienti di Sant’Angelo. Inoltre gli spazi interni ed esterni potranno
essere utilizzanti per attività di catering, per mostre, concerti classici ed
attività culturali ed artistiche come stage di discipline musicali, pittoriche
ed arti grafiche e corsi di cucina.
•
Agricoltura Sociale:
creazione di orti comuni, di un laboratorio di trasformazione di prodotti agroalimentari,
di un gruppo di avviamento/inserimento al lavoro in collaborazione con le Asl territoriali.
•
Educativo: attività
di didattica ed educazione ambientale per le scuole del primo e del secondo ciclo;
attività di stage ed alternanza scuola/lavoro per le scuole superiori. Ognuno
di questi rami di attività si articola in un'ottica di promozione del territorio
e di valorizzazione delle sue peculiarità storico-artistiche, con particolare
attenzione al ripristino della centralità del complesso di Sant'Angelo nella
vita agricola e culturale della zona.
Progetto di Architettura nel Laboratorio
Il progetto di Architettura per Sant'Angelo Vico l'Abate prevede l'adeguamento e la trasformazione alla luce delle neccesità sopra esposte, andando a una complessiva riqualificazione dei luoghi che sappia rafforzare, chiarire, completare l'identità dell'architettura del complesso e l'innesto nel delicato palinsesto paesistico circostante. Il progetto dovrà insistere sul carattere di questo paesaggio culturale alle varie scale, scendendo sino al dettaglio e insistendo sull'approfondimento di quegli elementi di architettura che contraddistinguono questo straordinario patrimonio culturale: un muro abitato, un muro voltato, un muro di sostegno controterra, un gradino, una scala, una soglia, il sagrato, la loggia o le logge, la ridefinzione della partitura di un prospetto ove si legge l'esperienza nel tempo della costruzione, il risarcimento delle mancanze o delle lacune, il modellamento del terreno, la ridefinizone degli spazi rustici nell ex "orto del prete", la formazione di spazi per foresteria o residenzialità temporanea leggera. Ma anche la ricostruzione degli arredi della chiesa o degli spazi contigui. Il tutto continuando a imparare a stare insieme, imparando ancora una volta ad abitare i luoghi, interrogandoli con il disegno e con gli strumenti tradizionali dell'apprendimento da architetto.