Buona sera a tutte e tutti,
il cambiamento radicale invocato c'è già stato: per dirla con un'espressione abusata ma efficace,si è rovesciata la piramide passando da una scuola centralizzata ( famosa era l'espressione di quel ministro dell'istruzione che soleva dire che al giorno X dell'ora Y del mese Z tutti gli studenti facevano lo stesso paragrafo del manuale ufficiale,adottato identico per tutte le scuole del Regno da Bolzano a Derna in Libia.....mi pare fosse il ministro De Bono) a una autonoma,dove si è posto al centro lo studente CON le famiglie. Prevedo già l'obiezione: perchè allora si insiste ancora su prassi come quelle da Voi indicate?
Provo a dare delle risposte:
1) perchè il corpo docente è "vecchio" ( non solo da un punto di vista anagrafico) e non ha "digerito" il cambiamento. Parrà strano ma quegli insegnanti più nostalgici del modello educativo "vecchio" ( in sintesi estrema: programma-compiti-verifica-voto in decimi-titolo di studio- posto di lavoro: schema scolastico unidirezionale) sono i più giovani. Perchè? perchè si sono formati in un'università che nemmeno lei ha digerito-per così dire- l'autonomia,se non nelle prassi degeneri delle parentopoli localistiche.
2) perchè la società italiana è sclerotizzata su male abitudini difficili da correggere: ricordo ai più giovani che dal 1969 al 1998 è stato vigente un modello SPERIMENTALE di esame di Stato che anno dopo anno era lasciato invariato per evitare di urtare tutti quanti,a partire dai genitori;
3) perchè per essere efficace l'autonomia scolastica necessita di risorse umane e finanziarie che MAI sono state destinate al capitolo di spesa "istruzione". L'Inghilterra - culla della scuola autonoma - ha un corpo ispettivo ( chi sono gli ispettori? personale dirigente della scuola che DOVREBBE verificare la correttezza delle prassi nella scuola) di 5000 unità,l'Italia 212. Ma la Francia - culla del modello opposto,la scuola centralizzata - dal canto suo ha un corpo ispettivo di 4000 unità di personale: l'Italia ne aveva 500 circa quando condivideva l'accentramento scolastico. DAl 1990 al 2015 l'Italia ha ridotto del 25% il totale dei denari destinati al settore della scuola,università e ricerca. Applicato a altri settori del pubblico impiego,è come se fossimo passati da 165 tribunali a 125,da 110 prefetture a 80,da 20 Regioni a 15 etc. Vi risulta che sia avvenuto un taglio tale?
Come vedete,mi attengo a cose pratiche - persone.strutture e il vile denaro- e lascio stare ogni riferimento al mondo degli unicorni o degli arcobaleni (purtroppo!): rilevo solo che il valore legale del titolo di studio in un paese che pullula di diplomifici ( devo ricordarti,cara Eleonora Salvini, il trota figlio di un certo onorevole con le sue lauree in Albania?)non ha molto senso,se non ampliare ulteriormente il divario tra ricchi - che possono comprarsi il pezzo di carta (anche dipinto a mano) e quanti devono contentarsi di una scuola e università sempre più isolate perchè assediate.
In tutta franchezza continuo (e vi assicuro di non essere certo solo) a lottare e credere in una scuola che abbia come finalità quella di PROVARE a fare teste ben fatte più che teste ben piene,ma sono anche conscio che ai padroni delle ferriere del nostro tempo - come di TUTTI i tempi- servono soprattutto teste vuote da riempire con i consigli per gli acquisti.
Spero di essere stato chiaro!