Dunque, voglio approfondire il discorso sull’analfabetismo digitale...è buffo come le discipline che studiamo riescono sempre ad incontrarsi, prima o poi. Ecco allora che la mia riflessione parte proprio dallo studio del diritto amministrativo; la nuova concezione dell’amministrazione e soprattutto della sua vicinanza al cittadino , il suo metterlo al centro, il suo renderlo partecipe, attivo, il suo mettersi in dialogo con esso, dialogo che deve andare dall’amministrazione al cittadino e dal cittadino tornare all’amministrazione per farla crescere, migliorare in efficienza, efficacia….tutto questo mi sembra sorprendentemente simile a quello che per quattro anni abbiamo sentito dire riguardo al nuovo sguardo della scuola verso lo studente...no? Si...evidentemente è stato frutto di una riflessione che è partita da...metà ‘900?...no prima….e che ha investito diversi ambiti. Ecco che nel libro sulla Pubblica amministrazione si insiste tantissimo sull’importanza di avvicinare i cittadini, renderli partecipi, si insiste sull’importanza del principio di sussidiarietà soprattutto orizzontale. Anzi cito la modifica dell’articolo V circa la sussidiarietà “ finalizzata a consentire il pieno dispiegamento del potere del cittadino, della famiglia, delle associazioni di svolgere un ruolo attivo nell’espletamento delle funzioni sociali”. Bene...e quindi? Cosa c’entra l’analfabetismo digitale? C’entra nella misura in cui le amministrazioni oggi utilizzano molto il canale digitale; il diritto di accesso, strumento attraverso il quale viene rispettato sì il principio di trasparenza ma anche di partecipazione, diventa anche, ma non solo, accesso civico, in quanto le amministrazioni hanno l’obbligo di pubblicare i loro documenti, informazioni e dati. Ecco allora che la partecipazione democratica del cittadino viene negata a chi non possiede competenze digitali. Sono state create le reti civiche per l’esigenza di dialogo, confronto e incontro, ma se io non riesco ad usare il computer, o non ho un accesso ad internet….tutto questo mi è precluso. E a chi spetta il compito di promuovere la cultura della comunicazione informatica? Agli enti pubblici...e la scuola ne è un esempio, ente ad autonomia funzionale ma sempre ente pubblico è, la sua attività è servizio della comunità tutta.
Ma che alla scuola spettasse questo compito, cioè di diffondere anche una cultura digitale, non è un mistero:
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competenze di base per l’apprendimento permanente: competenza digitale
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competenze chiave per la cittadinanza: collaborare e partecipare; acquisire ed interpretare l’informazione (ma anche le altre possono contenere riferimenti al riguardo)
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competenze di base: Essere consapevole delle potenzialità e dei limiti delle tecnologie nel contesto culturale e sociale in cui vengono applicate (asse scientifico e tecnologico)
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"Piano Nazionale per la scuola digitale" e "il manifesto delle avanguardie educative"
E proprio il rinnovamento dell’amministrazione sul piano tecnologico ci permette oggi di pensare ad una burocrazia non nazionale ma europea se non internazionale...e scrivendo questo la mia mente mi porta poi a Morin...la cittadinanza planetaria..il dialogo...ma la fermo qua altrimenti non la smetto più.