Laurea Magistrale in Storia dell'Arte - Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS)

Il corso intende fornire un avviamento allo studio critico delle opere d'arte suntuaria, con particolare riguardo al medioevo europeo. In questa prospettiva risalto particolare è attribuito agli avori, che esemplificano mirabilmente un'idea di preziosità e di scultura in miniatura. Non si tratta di una storia dell’arte e dell’oreficeria in senso tradizionale e diacronico, quanto di una riflessione per temi e problemi, che tocca anche le forme di percezione e rappresentazione dell'arte medievale dopo il medioevo. In particolare, saranno presi in esame alcuni avori significativi dal secolo V al XIV, privilegiando quelli conservati nel Museo del Bargello, di cui è appena uscito il catalogo scientifico.

Il corso potrà inoltre giovarsi, secondo la disponibilità, di contributi sia di altri docenti dell’ateneo che di studiosi ospiti. Si incoraggia un vivace e assiduo contatto sul campo con opere e monumenti: le lezioni frontali potranno venire integrate da alcune visite guidate a significative collezioni, ma ciò non comporta che lo studente si privi del piacere della scoperta individuale.

L'insegnamento mira quindi a trasmettere conoscenze approfondite dell'arte suntuaria medievale e delle arti che interagiscono con essa, con particolare riguardo ai secoli XII e XIII e in una prospettiva europea; ad accrescere capacità di lettura critica di queste opere, sia sul piano filologico che sul piano storico; a sviluppare negli allievi maturità e autonomia di giudizio intorno alla storia delle arti applicate in generale e dell'arte medievale in particolare; ad accrescere la proprietà di linguaggio e di comunicazione intorno a questi argomenti.

Anno accademico: 2019-2020

Muri eloquenti: orchestrazioni iconografiche e illusionistiche in nove cicli di pittura murale fra Due e Trecento (1260-1395)

 

II semestre, I sottosemestre (inizio delle lezioni giovedì 27 febbraio, ore 13)

Aula 5, via Gino Capponi 9

 

Lunedì ore 13-15

Mercoledì ore 15-17

Giovedì ore 13-15

 

Esercitazioni di attribuzione tutti i lunedì, ore 15-17, aula 5

(aperte a tutti)

 

 

 

            Fra Duecento e Trecento lo sviluppo esponenziale di cicli narrativi religiosi nella pittura murale ha comportato una nuova tensione a valorizzare la specificità degli spazi architettonici, a suggerire originali sequenze di lettura, corrispondenze e contrappunti, ad innescare un’interazione inedita con lo spettatore. L’esame comparato di alcuni casi ben conservati, di epoca e collocazione assai diverse, può aiutare a enucleare i problemi interpretativi che scaturiscono dall’esame dei cicli pittorici murali, considerati in rapporto alla loro funzione e al loro contesto. Sullo sfondo è la tradizione autorevole dei grandi cicli tipologici delle basiliche romane, che proponevano una lettura in parallelo delle storie dell’Antico Testamento e di quelle di Cristo. Lo sviluppo del culto dei santi, legato soprattutto all’affermazione degli ordini mendicanti e delle realtà comunali, suggerì forme inedite di correlazione delle storie ad essi relative e di quelle cristologiche e mariane (a partire dal primo ciclo nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi, verso il 1260, con cinque storie di Cristo affrontate a cinque storie di San Francesco, alter Christus, nr. 1; audacemente nel cappellone di Tolentino, funzionale al sostegno della canonizzazione del santo agostiniano marchigiano, verso il 1320, nr. 4; ancora, in forme più discrete nella sala capitolare dei domenicani fiorentini, per le storie di San Pietro Martire, a complemento di complesse allegorie ecclesiologiche, nel 1366-1368, nr. 7, ovvero per le storie di San Ludovico da Tolosa, nella cappella Gonzaga in San Francesco a Mantova, verso il 1372, nr. 8). Tradizione evangelica e attualità civica si coniugano nel sapiente raccordo fra le storie della Vergine e quelle della reliquia della Cintola approdata a Prato dalla Terra Santa nella cappella affrescata da Agnolo Gaddi nel 1392-1395 (nr. 9). Il ciclo grandioso di ben ventotto storie di San Francesco, srotolato dal giovane Giotto, verso il 1290-1292 lungo le pareti della navata della basilica superiore di San Francesco ad Assisi, rappresenta in tale contesto un punto di non ritorno, che verrà pure tenuto di riferimento indispensabile, per l’irruzione attraverso le storie di un santo moderno di un’inedita attualizzazione, ma anche per la riforma radicale del sistema delle incorniciature o partimenti, in senso potentemente illusionistico. I cicli considerati impegnano spazi architettonici di forma, dimensioni e funzioni assai diverse, ma un motivo costante è la regia drammaturgica, mirante al coinvolgimento empatico dei fedeli, con vertice nel racconto della Passione di Cristo. Per comprendere questo aspetto è necessario considerare i giochi di corrispondenze, la concatenazione delle scene, la disposizione entro spazi percorribili, con soluzioni via via diverse (dal Maestro di San Francesco nella basilica inferiore di Assisi, nr. 1, a Guido da Siena nella chiesa inferiore del Duomo di Siena, verso il 1270, nr. 2, a Pietro Lorenzetti nel transetto sinistro della basilica superiore di Assisi, verso il 1320, nr. 3, e via dicendo). Si analizzerà la varia interferenza della devozione popolare (così le storie apocrife e aneddotiche della Fuga in Egitto e dell’infanzia di Cristo riservate ai pilastri della chiesa inferiore del Duomo di Siena, dove si concentrava la pietà laicale, nr. 2) ovvero di contenuti dottrinari più sofisticati per la destinazione ai colti frati domenicani riuniti in capitolo (nel cappellone degli Spagnoli, in Santa Maria Novella, affrescato da Andrea Bonaiuti nel 1366-1368, nr. 7). La celebrazione elitaria di una rifondatrice del monastero di clarisse di Barcellona, la Regina Elisenda, giustifica un ciclo particolarissimo, ricavato preziosamente in uno spazio quasi di risulta fra il coro della chiesa e il chiostro, a lato della sua sepoltura opistografa, a Pedralbes, alla metà del Trecento (nr. 6). La sepoltura di Nicola da Tolentino è all’origine dell’erezione e decorazione di uno spazio particolarissimo e grandioso, il cappellone affrescato da Pietro da Rimini verso il 1320, nell’attesa del processo di canonizzazione del 1324 (nr. 4). La funzione funeraria, riservata alle famiglie committenti, è all’origine di investimenti spettacolari ed interagisce nell’articolazione stessa di tanti cicli, come mostra in maniera esemplare quello di Taddeo Gaddi, da integrare con il cenotafio di Giovanni di Balduccio, la pala d’altare di Giotto e le vetrate istoriate, nella cappella dell’Annunciazione di patronato dei Baroncelli, in Santa Croce (nr. 5). Si va per gradi verso una crescente varietà di soluzioni, piegate ad esprimere istanze sempre più varie e coesistenti, ponendo così le premesse fondamentali per lo sviluppo dei grandi cicli quattrocenteschi.

 

 

Lista dei cicli analizzati:

 

 

  1. ASSISI, Basilica inferiore di San Francesco. Maestro di San Francesco: storie di Cristo e storie di San Francesco (1260 circa).
  2. SIENA, Duomo, chiesa inferiore. Guido da Siena e collaboratori: storie dell’Antico testamento e storie di Cristo (1270 circa).
  3. ASSISI, Basilica inferiore di San Francesco. Pietro Lorenzetti: storie della Passione di Cristo (1317-1319 e 1322-1323).
  4. TOLENTINO, Santuario di San Nicola, cappellone. Pietro da Rimini: storie di Cristo e della Vergine e storie di San Nicola da Tolentino (1320 circa).
  5. FIRENZE, Santa Croce, cappella Baroncelli. Taddeo Gaddi: storie della Vergine (1328-1330 circa).
  6. BARCELLONA, monastero di Santa Maria a Pedralbes, cappella di San Michele. Maestro di Pedralbes (Pseudo-Ferrer Bassa): storie della Vergine e di Cristo (1346-1350 circa).
  7. FIRENZE, Santa Maria Novella, sala capitolare (detta cappellone degli Spagnoli). Andrea Bonaiuti: storie della Passione di Cristo, storie di San Pietro Martire, allegorie domenicane (1366-1368).
  8. MANTOVA, San Francesco, cappella Gonzaga. Serafino de’ Serafini: storie della Passione di Cristo e storie di San Ludovico da Tolosa (1372 circa).
  9. PRATO, prepositura di Santo Stefano (poi Duomo), cappella della Sacra Cintola.  Agnolo Gaddi: storie della Vergine e storie della Sacra Cintola (1392-1395).

 

 

 

 


  1. Bibliografia di riferimento:

 

Fondamentali sono gli appunti delle lezioni e i pdf di immagini che saranno disponibili sulla piattaforma Moodle (e-learning) del sito Unifi.

 

Sulle problematiche più generali affrontate nel corso esistono degli studi importanti, che possono servire di riferimento per chi volesse approfondire:

 

Eve Borsook, The Mural Painters of Tuscan, from Cimabue to Andrea del Sarto (1960), IIa ed. The Clarendon Press, Oxford 1980.

Marilyn Aronberg Lavin, The Place of Narrative. Mural Decoration in Italian Churches, 431-1600, The University of Chicago Press, Chicago 1990.

Joachim Poeschke, Wandmalerei der Giottozeit in Italien 1280-1400, Hirmer, München 2003 (esiste pure in traduzione inglese, Italian Frescoes. The Age of Giotto, 1280-1400, Abbeville Press, New York – London 2003, e in traduzione francese, Fresques italiennes. Du temps de Giotto, 1280-1400, Citadelles, Paris 2003).

Hanna Christine Jacobs, Raumerzählung. Narration und raumliche Disposition hagiographischer Bilderzyklen des Tre- un Quattrocento, Deutscher Kunstverlag, Berlin 2019.

 

Si segnala inoltre:

Andrea De Marchi, Vasari e i “partimenti”, in Giorgio Vasari e il cantiere delle Vite del 1550, atti del convegno di Firenze del 26-28 aprile 2012 (Kunsthistorisches Institut in Florenz Max-Planck-Institut, Studi e Ricerche 9), a cura di Barbara Agosti, Silvia Ginzburg e Alessandro Nova, Marsilio, Venezia 2013, pp. 359-370.

 

 

Sui singoli cicli:

(1)   Serena Romano, Le storie parallele di Assisi: il Maestro di S. Francesco, in “Storia dell’arte”, 1982, 44/46, pp. 63-81.

(2)   Alessandro Bagnoli, Alle origini della pittura senese. Prime osservazioni sul ciclo dei dipinti murali, in Sotto il duomo di Siena. Scoperte archeologiche, architettoniche e figurative, a cura di Roberto Guerrini, Silvana, Cinisello Balsamo (MI) 2003, pp. 107-147; Andrea De Marchi, Una rilettura del ciclo duecentesco nella chiesa inferiore del Duomo di Siena nella prospettiva della Maestà di Duccio, in “Ricerche di storia dell’arte” (Duomo di Siena 1300. Affreschi, policromie, apparati: un network di immagini, a cura di Fulvio Cervini e Andrea De Marchi), 2016, 120, pp. 33-46; Irene Samassa, Per una rilettura del ciclo iconografico sotto il Duomo di Siena, con alcune integrazioni, ivi, pp. 19-32.

(3)   Luciano Bellosi, Pietro Lorenzetti ad Assisi, DACA, Assisi 1982; Carlo Volpe, Pietro Lorenzetti, Electa, Milano 1989; Andrea De Marchi, Partimenti assisiati: il Maestro di Figline e la sua bottega, in Medioevo: le officine, atti del convegno di Parma (22-27 settembre 2009) a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Electa, Milano 2010, pp.623-634.

(4)   Fabio Bisogni, Gli inizi dell’iconografia di Nicola da Tolentino e gli affreschi del cappellone, in San Nicola, Tolentino, le Marche. Contributi e ricerche sul processo (a. 1325) per la canonizzazione di San Nicola da Tolentino, atti del convegno di Tolentino (4-7 settembre 1985), Tolentino (MC) 1987, pp. 255-296; Il Cappellone di San Nicola a Tolentino, Silvana, Cinisello Balsamo (MI) 1992.

(5)   Andrew Ladis, Taddeo Gaddi. Critical Reappraisal and Catalogue Raisonné, University of Missouri Press, Columbia 1982.

(6)   Joaquín Yaza, Bassa e il maestro dell’Incoronazione di Bellpuig, in “Notizie da Palazzo Albani”, XXXII/XXXIX, 1993/2000, pp. 37-56; Lidia Font – Rosa Senserrich Espuñes, La Conservació dels murals de la capella de Sant Miquel del Reial Monestir de Santa Maria de Pedralbes, in “Documents del Musu d’Història de Barcelona”, 2015, 9, pp. 71-104.

(7)   Gaia Ravalli, L’egemonia degli Orcagna e un secolo di pittura a Santa Maria Novella, in Santa Maria Novella. La basilica e il convento. 1. Dalla fondazione al tardogotico, a cura di Andrea De Marchi, Mandragora, Firenze 2015, pp. 157-245, speciatim 208-229.

(8)   Andrea De Marchi, La passione secondo Serafino, Comune di Piacenza, Piacenza 1999.

(9)   Agnolo Gaddi e la cappella della cintola: la storia, l’arte, il restauro, a cura di Isabella Lapi Ballerini, Polistampa, Firenze 2009.

 

 


Anno accademico: 2019-2020

Il corso è articolato nei moduli: A (Vedere l’aldilà: percorso tra fonti testuali e iconografiche.) che avrà luogo nel II semestre (I sottosemestre) ; B (Fondamenti di storia della miniatura) che mutua l’insegnamento di Fonti per la storia dell’arte e avrà luogo nel II semestre (II sottosemestre).

 

Modulo A. Vedere l’aldilà: percorso tra fonti testuali e iconografiche.

Il corso raccoglie e mette a confronto fonti testuali e fonti visuali per ricostruire l’evoluzione della visione dell’aldilà fra Due e Trecento e il ruolo svolto in questo processo dalla Commedia di Dante Alighieri e dalla sua visualizzazione nei codici miniati a partire dal secondo quarto del Trecento. Lo sviluppo dell’argomento include l’analisi di opere d’arte monumentale (dal ciclo musivo di Santa Maria Assunta a Torcello presso Venezia a quello di Coppo di Marcovaldo nel Battistero di Firenze, dalle pitture di Giotto agli Scrovegni e nel Palazzo del Bargello di Firenze agli affreschi di Buffalmacco presso il Camposanto di Pisa, di Andrea Orcagna nella basilica di Santa Croce, di Nardo di Cione in Santa Maria Novella) e di alcuni esemplari della Commedia  particolarmente significativi per la ricchezza e completezza del corredo illustrativo.

La preparazione dell'esame finale di verifica sarà supportata da file in Power Point e dispense disponibili sulla piattaforma Moodle, oltre che dalla bibliografia a stampa indicata dalla docente. Il programma di studio così strutturato è valido anche per sostenere l'esame in modalità "non frequentante".

Modulo B: Fondamenti di storia della miniatura

Il corso intende presentare gli aspetti peculiari dello studio della miniatura dall’alto Medioevo al pieno Rinascimento. Si affrontano diacronicamente aspetti relativi alle tecniche, alle fonti, alle tipologie librarie, alla committenza, alla trasmissione dei modelli, al rapporto con le arti monumentali.

La preparazione dell'esame finale di verifica sarà supportata da file in Power Point  disponibili sulla piattaforma Moodle, oltre che dalla bibliografia a stampa indicata dalla docente. Il programma di studio così strutturato è valido anche per sostenere l'esame in modalità "non frequentante".



Anno accademico: 2019-2020

UNIVERSITÀ DI FIRENZE

Corso di Laurea magistrale in Storia dell'arte
a.a. 2019/2020

STORIA DELLA CRITICA D'ARTE 2
(ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA)
Prof. Alessandro Nigro

PROGRAMMA

NB: si ricorda che la frequenza è obbligatoria.

Il corso è diviso in due parti: la parte monografica sarà dedicata a Giovan Battista Marino; la parte istituzionale affronterà i principali aspetti della problematica iconografica e iconologica con particolare attenzione al Cinquecento.


PARTE ISTITUZIONALE

L'Iconografia e l'iconologia tra Medioevo e Rinascimento: temi e problemi.

Principali argomenti trattati:

La tavola di Cebete e la sua fortuna iconografica. Fortuna iconografica di Ovidio nel Medioevo, nel Rinascimento e oltre. L'Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna. I geroglifici nel Rinascimento: Horapollo; Francesco Colonna; Pierio Valeriano. La letteratura emblematica: gli emblemi di Andrea Alciato; le Symbolicae Quaestiones di Achille Bocchi. Paolo Giovio e le imprese militari e amorose. I mitografi: Boccaccio, De genealogia deorum gentilium (1360); Lilio Gregorio Giraldi, De deis gentium varia et multiplex historia (1548); Natale Conti, Mithologiae sive explicationum fabularum libri decem, Venezia, Aldo Manuzio, 1551; Vincenzo Cartari, Le imagini de i dei de gli antichi, Venezia, Francesco Marcolini, 1556 (poi 1566 e 1571). Giovanni Paolo Lomazzo: dal Trattato dell'arte della pittura, scultura ed architettura, libro VI, capitoli 52 (Composizione de' ritratti naturali per arte), 53 (Composizione dei membri del corpo umano), 54 (Composizione de' gesti ed atti nelle membra del corpo umano). L'Iconologia (1593) di Cesare Ripa e la sua fortuna nel XVII e XVIII secolo.

PARTE MONOGRAFICA

Iconografie mariniane tra finzione ecfrastica e realtà pittorica: dalla Galeria all'Adone, con una nota dedicata alla collezione e ai ritratti del grande poeta barocco.

BIBLIOGRAFIA D'ESAME:

1) Appunti delle lezioni *;

2) Fonti e testi critici relativi agli argomenti trattati durante il corso**;

3) Esercitazione scritta da concordare con il docente (da consegnare al più tardi il giorno dell'esame scritto)***.

* ATTENZIONE: a causa dell'emergenza coronavirus, la didattica in aula sarà sostituita dalla didattica a distanza fruibile attraverso la piattaforma Moodle;

** I testi di cui al punto 2 saranno forniti durante il corso;

*** ATTENZIONE: a causa dell'emergenza coronavirus e della perdurante chiusura delle biblioteche, gli studenti che non riusciranno a svolgere il lavoro di ricerca relativo alla tesina mediante risorse on line potranno sostituire il punto 3 del programma con una bibliografia alternativa da concordare con il docente.


Anno accademico: 2019-2020

Il corso intende fornire agli studenti le nozioni fondamentali sulla catalogazione di opere d’arte e sulle problematiche collegate alla compilazione delle schede e alla loro informatizzazione, seguendo le normative di compilazione rilasciate da ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e La Documentazione del MIBACT).

Alcune lezioni preliminari sono dedicate all’analisi della legislazione legata alla nascita del concetto di catalogazione in Italia. Partendo da alcuni editti banditi nello stato Pontificio, nel Granducato di Toscana e nella Repubblica di Venezia, si passerà a studiare i vari provvedimenti dello stato post-unitario, con particolare riferimento alle leggi del 1909 e soprattutto del 1939. Attraverso i vari formati di scheda elaborati nel corso degli anni, si giunge i tracciati più recenti, fino ad arrivare agli standard oggi in uso.

In considerazione del numero di ore a disposizione e delle necessità formative degli studenti, sarà approfondita la conoscenza della scheda OA, la più utilizzata dagli storici dell’arte. Sarà analizzato il tracciato della scheda, seguendo le normative di compilazione rilasciate da ICCD; saranno studiati i vocabolari OGTD (oggetto) e MTC (materia e tecnica) per i tracciati F (fotografia), S (stampe), MI (matrici d’incisione), D (disegno), NU (numismatica), BDM (beni demoetnoantropologici materiali) in modo da consentire agli studenti di poter usufruire di qualsiasi formato di scheda a seconda delle loro necessità di ricerca e di lavoro.

Nella seconda parte del corso si procede alle esercitazioni pratiche di compilazione di schede e di informatizzazione nei programmi oggi in uso presso le Soprintendenze (SiGec). Un lavoro di revisione di schede esistenti e/o di elaborazione di nuove schede verrà inoltre compiuto in una o più chiese fiorentine (o altri siti monumentali), d'intesa con la Soprintendenza competente e compatibilmente col numero dei partecipanti al seminario.

Anno accademico: 2019-2020

Sulla scorta di Vasari: dalla tecnica allo stile


Le Vite di Giorgio Vasari, sia nell’edizione Torrentiniana del 1550 che in quella Giuntina del 1568, rappresentano non solo una fonte basilare per la conoscenza della storia dell’arte italiana dal tardo Medioevo alla seconda metà del Cinquecento, ma anche uno strumento per apprendere quali furono le tecniche artistiche adottate in architettura, scultura e pittura. È di queste che Vasari ci parla nell’introduzione del suo libro, prima ancora di avviare il racconto delle biografie degli artisti che vanno da Cimabue fino ai maestri del suo tempo.

Durante il corso la lettura delle pagine vasariane permetterà dunque di prendere confidenza con le principali tecniche artistiche e, di volta in volta, sarà seguita dal confronto con particolari opere e casi di studio, utili a comprendere concretamente come, quanto descritto nell’introduzione delle Vite, sia stato adottato nella pratica quotidiana dai principali artisti dei secoli XIII-XVI, in merito al disegno, alla pittura su tavola, all’affresco, alla scultura in marmo e policroma, alla fusione in bronzo e a tanto altro.

In tal senso il corso è indirizzato non solo all’approfondimento delle principali tecniche artistiche, ma anche a fare comprendere il rilievo che l’indagine delle evidenze materiali assume nel’ambito della ricostruzione di opere e contesti alterati e/o smembrati, avendo a mente che tale indagine deve sempre essere combinata con lo studio dei documenti, delle fonti, del contesto storico e dello stile. L’obiettivo finale, dunque, è muovere dalle tecniche per giungere allo stile, facendo esperienza di un metodo addestrato ad analizzare l’opera d’arte da diverse prospettive, per maturare la coscienza critica necessaria ad adottarlo autonomamente.

La prova di esame prevederà infatti la presentazione da parte dello studente di due elaborati scritti su argomenti scelti d’intesa con il docente, e in particolare:

1. una breve scheda (max 2 cartelle) dedicata a esporre sinteticamente (senza riferimenti bibliografici) un capitolo del Libro dell’arte di Cennino Cennini, illustrandolo con il richiamo a una o due opere esemplificative dei relativi contenuti;

2. una tesina in forma di scheda di catalogo, della lunghezza di almeno 8 cartelle (con note, bibliografia e illustrazioni) dedicata a un’opera utile ad accertare le esperienze acquisite durante il corso.

Le indicazioni e le norme cui attenersi per mettere a punto tali elaborati saranno fornite durante il corso, insieme con le slide delle lezioni e ulteriore materiale didattico.


Bibliografia

Fu Gerard Baldwin Brown, più di un secolo fa, a dedicare per primo uno studio approfondito - e ancora fondamentale - alle pagine sulle tecniche artistiche approntate da Giorgio Vasari quale introduzione alle Vite:

Gerard Baldwin Brown, Vasari on technique; being the introduction to the three arts of design, architecture, sculpture and painting, prefixed to the Lives of the most excellent painters, sculptors and architects, London 1907.

https://archive.org/details/cu31924020624742/mode/2up

https://archive.org/details/vasariontechniqu1907vasa/mode/2up

Ne esiste inoltre una edizione italiana: Le tecniche artistiche di Giorgio Vasari, Vicenza 1996.

Nell’edizione di Brown del 1907 il testo vasariano è tradotto in inglese, ma l’originale versione italiana dell’intere Vite (di cui interessano per il corso le sole pagine introduttive su Architettura, Scultura e Pittura) si può facilmente consultare e scaricare online con riferimento alla classica edizione che contiene Torrentiniana e Giuntina:

Giorgio Vasari, Le Vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, ed. a cura di R. Bettarini e P. Barocchi, testo, 6 voll., Firenze 1966-1987. https://www.memofonte.it/ricerche/giorgio-vasari/

Si può consultare online, nell’intramontabile edizione Milanesi, pure il trattato di Cennino Cennini che deve essere utilizzato per la scelta del testo della scheda breve:

Cennino Cennini, Il libro dell’arte, ed. a cura di G. e C. Milanesi, Firenze 1859. https://it.wikisource.org/wiki/Il_libro_dell%27arte


Tra i manuali sulle tecniche artistiche ricordo:

- Corrado Maltese, Le tecniche artistiche, Milano 1973 (con ed. successive);

- Claudio Paolini, Manfredi Faldi, Glossario delle tecniche artistiche e del restauro, Firenze 2000;

- Glenn Adamson, Julia Bryan-Wilson, Art in the making: artists and their materials from the studio to crowdsourcing,, London 2016.

 

Ulteriori suggerimenti bibliografici attinenti ai temi del corso saranno forniti durante le lezioni.


Anno accademico: 2019-2020